Benvenuti in Letteratura e dintorni!

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Università aperta Giulietta Masina e Federico Fellini ha sede a Rimini e si occupa da anni di educazione permamente per un pubblico vasto e variegato per età, inclinazioni e interessi. Questo blog è dedicato in particolare a tutti coloro che frequentano, hanno frequentato o vorrebbero frequentare i nostri corsi di scrittura ma anche a tutti coloro che amano leggere, scrivere, confrontarsi su argomenti letterari.


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venerdì 14 ottobre 2011

LE RECENSIONI DEL VENERDI' - di Stella Manduchi


JAVER MARIAS “UN CUORE COSI' BIANCO” ed. Enaudi


Ho letto questo libro due volte, a distanza di diversi anni.
Bisognerebbe approfondire il discorso sulle riletture, credo che sarebbe interessante, ma non ora.
La prima volta è stato un prestito di una amica, la seconda volta era il libro del mese al Gruppo di Lettura alla Biblioteca di Coriano.
E ho amato e detestato le stesse cose in entrambi i momenti.
Ha un primo capitolo dirompente, potrebbe essere un racconto a parte e non solo perchè per le successive cento pagine non si fa nessuna menzione di quello che si è detto nelle prime pagine, ma perchè è proprio completo, regge, sta su.

Ho detestato le divagazioni cerebrali, tipo flusso di coscienza che fa il protagonista che mi è antipatico per la sua difficoltà a lasciarsi trasportare nelle emozioni fino all'ultima pagina.
Ma allo stesso tempo ho amato moltissimo i personaggi minori, a volte molto più definiti dei protagonisti in primo piano. Sono minori, ma fondamentali per il dipanarsi della storia.
A volte sembrano inutili fino all'ultima riga.
In alcune pagine l'autore è eccessivo, troppe parole per esprimere un concetto. Belle parole, per carità, ma o pensa che i suoi lettori siano un po' tonti per cui ripete usando metafore diverse lo stesso concetto per essere più pregnante, o si compiace e gioca con il suo talento letterario.
Ne ha molto di talento e anche di mestiere, non è che guasti per carità, ma preferisco quelli che non lo fanno trapelare, forse quelli più furbi.

2 commenti:

  1. Ho letto anche io questo romanzo anni fa, regalatomi da mio suocero e da lui fortemente caldeggiato. Ero un po' perplessa, perché quello che avevo sentito dire di Marias lo collocava piuttosto distante, rispetto alle mie preferenze. Intanto è un autore verboso, con lunghi, a volte lunghissimi periodi. Mentre io preferisco le frasi brevi e le scritture scarne.
    Invece, malgrado le premesse, mi sono trovata ad apprezzarlo. Condivido l'impressione di Stella... il protagonista è francamente antipatico. Però le sue "dissertazioni celebrali", lungi dall'annoiarmi, mi hanno sempre colpita. Forse proprio perché si trattava di qualcosa di abbastanza nuovo, rispetto ai miei standard di lettura.
    Non lo considero uno dei romanzi che abbia più amato, ma mi sentirei di consigliarlo, soprattutto perché parla dell'amore in un modo che nulla ha di romantico ma che molto fa riflettere.

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  2. concordo con Stella sulla ridondanza, che va benissimo nei testi scolastici, ma è fastidiosa nei romanzi, perché tende a far pensare al lettore che l'autore lo consideri un po' "tardo"...
    concordo anche sul fatto che non raramente i personaggi minori (non solo in questo caso) sono più interessanti dei protagonisti.
    Concordo infine (e tre!) con una riflessione sulle riletture... anzi, perché non postare un dibattito sul tema?

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