JAVER MARIAS “UN CUORE COSI' BIANCO”
ed. Enaudi
Ho letto questo libro due volte, a
distanza di diversi anni.
Bisognerebbe approfondire il discorso
sulle riletture, credo che sarebbe interessante, ma non ora.
La prima volta è stato un prestito di
una amica, la seconda volta era il libro del mese al Gruppo di
Lettura alla Biblioteca di Coriano.
E ho amato e detestato le stesse cose
in entrambi i momenti.
Ha un primo capitolo dirompente,
potrebbe essere un racconto a parte e non solo perchè per le
successive cento pagine non si fa nessuna menzione di quello che si è
detto nelle prime pagine, ma perchè è proprio completo, regge, sta
su.
Ho detestato le divagazioni cerebrali,
tipo flusso di coscienza che fa il protagonista che mi è antipatico
per la sua difficoltà a lasciarsi trasportare nelle emozioni fino
all'ultima pagina.
Ma allo stesso tempo ho amato
moltissimo i personaggi minori, a volte molto più definiti dei
protagonisti in primo piano. Sono minori, ma fondamentali per il
dipanarsi della storia.
A volte sembrano inutili fino
all'ultima riga.
In alcune pagine l'autore è eccessivo,
troppe parole per esprimere un concetto. Belle parole, per carità,
ma o pensa che i suoi lettori siano un po' tonti per cui ripete
usando metafore diverse lo stesso concetto per essere più pregnante,
o si compiace e gioca con il suo talento letterario.
Ne ha molto di talento e anche di
mestiere, non è che guasti per carità, ma preferisco quelli che non
lo fanno trapelare, forse quelli più furbi.
Ho letto anche io questo romanzo anni fa, regalatomi da mio suocero e da lui fortemente caldeggiato. Ero un po' perplessa, perché quello che avevo sentito dire di Marias lo collocava piuttosto distante, rispetto alle mie preferenze. Intanto è un autore verboso, con lunghi, a volte lunghissimi periodi. Mentre io preferisco le frasi brevi e le scritture scarne.
RispondiEliminaInvece, malgrado le premesse, mi sono trovata ad apprezzarlo. Condivido l'impressione di Stella... il protagonista è francamente antipatico. Però le sue "dissertazioni celebrali", lungi dall'annoiarmi, mi hanno sempre colpita. Forse proprio perché si trattava di qualcosa di abbastanza nuovo, rispetto ai miei standard di lettura.
Non lo considero uno dei romanzi che abbia più amato, ma mi sentirei di consigliarlo, soprattutto perché parla dell'amore in un modo che nulla ha di romantico ma che molto fa riflettere.
concordo con Stella sulla ridondanza, che va benissimo nei testi scolastici, ma è fastidiosa nei romanzi, perché tende a far pensare al lettore che l'autore lo consideri un po' "tardo"...
RispondiEliminaconcordo anche sul fatto che non raramente i personaggi minori (non solo in questo caso) sono più interessanti dei protagonisti.
Concordo infine (e tre!) con una riflessione sulle riletture... anzi, perché non postare un dibattito sul tema?