Benvenuti in Letteratura e dintorni!

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Università aperta Giulietta Masina e Federico Fellini ha sede a Rimini e si occupa da anni di educazione permamente per un pubblico vasto e variegato per età, inclinazioni e interessi. Questo blog è dedicato in particolare a tutti coloro che frequentano, hanno frequentato o vorrebbero frequentare i nostri corsi di scrittura ma anche a tutti coloro che amano leggere, scrivere, confrontarsi su argomenti letterari.


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mercoledì 1 giugno 2011

LAVORI IN CORSO: la nuova rubrica del mercoledì

 

Ecco a voi la nuova rubrica LAVORI IN CORSO, che ha visto la luce nell'ultimo, prolifico incontro di maggio delle "Pennedoche": qui chi di  noi lo desidera potrà inserire i suoi lavori in fieri, dando così delle anteprime ed eventualmente raccogliendo consigli per proseguire meglio nel lavoro. Dato che l'idea è nata "per colpa mia" o meglio per colpa del mio "chirurgo" (voi sapete cosa intendo...), inauguro io il cantiere, ma anziché presentarvi Eutiches (che qualcuno di voi conosce già), vi presento Fausto. Non fatevi ingannare dall'inizio, perché si tratta di un testo tosto (almeno nelle mie intenzioni), per il quale sto rimuginando una serie di colpi di scena. Ma per il momento ho scritto solo quanto segue (e non gli ho dato neppure un titolo... si accettano suggerimenti):



“Piove sulle tamerici salmastre e arse, piove sulle nuvole sparse…”
“Di’, Fausto, non era mica così la poesia”
Fausto distolse lo sguardo dalle gocce che rimbalzavano copiose nelle pozzanghere che si erano formate sul marciapiede di fronte. Si girò indispettito verso il barista:
“Eh, già, perché tu te la ricordi bene, vero? Ma se non la sapevi neanche in quinta ginnasio!”
L’altro, dietro il banco, sorrise:
“Ehi, ti sei alzato col piede sbagliato, stamattina?” poi appoggiò sul banco il cappuccio, ammiccando “O ti rode che un barista sappia la letteratura meglio di te?”
“Ma va a cagare, Sandro” rispose Fausto, sorseggiando il cappuccino. Poi cercò di scusarsi:“E’ che con tutta quest’acqua non si lavora”
“Cos’hai, i pomodori da raccogliere?” chiese una voce sarcastica dal retro.
“No, signor Bertino” rispose Fausto alzando la voce e cercando di contenere l’irritazione. Quel vecchio rompiscatole ce l’aveva sempre con lui, fin da quando era ragazzo. Lo sfotteva in ogni occasione.
“Adesso faccio il free lance – spiegò - e devo andare in giro a caccia di notizie. Ma con questo tempo…”
“Sa vot’ frilens!” rispose Bertino, trascinando le ciabatte fino al tavolino in fondo, dove qualche cliente aveva lasciato due tazzine. “Non è ora che ti trovi un lavoro vero?”
Fausto stava per sbottare, ma Sandro lo precedette: “Dai, babbo, sta buono con quelle tazzine, ché faccio io. E smettila di prendere in giro Fausto, ché si arrabbia”.
Il vecchio Bertino appoggiò le tazzine sul banco, poi si diresse alla porta della cucina, dicendo: “Ma io non lo prendo mica in giro. Dico sul serio. Che vaga a lavuré!”
Un gruppetto di chiassosi ragazzotti irruppe nel bar, interrompendo la piacevole conversazione.
“Cazzo, che acqua!” disse uno, scrollandosi i capelli (“troppo lunghi” pensò Fausto).
“Birra?” chiese un altro, rivolto agli amici.
“Birra!” “Birra!” risposero un paio.
“No, io una coca” disse un altro, mentre tirava fuori il cellulare che gli vibrava nella tasca dei jeans.
“Ohi, Nicolas, ti sei fatto lo smartphone?” chiese Sandro, porgendo due birre ai ragazzi.
Fausto si sedette in un angolo e finse di interessarsi alle notizie del quotidiano abbandonato sul tavolino. Scorreva gli articoli con gli occhi, senza leggerli. Si fermava soltanto a fissare le firme. Immaginava che quei nomi fossero il suo.
Eppure c’era stato un tempo in cui la sua firma valeva qualcosa, solo un paio d’anni prima. Poi tutto era precipitato, senza che lui potesse porvi rimedio. A volte si chiedeva ancora come aveva potuto essere così imbecille.
“Che brutta fine, però” commentava uno dei ragazzotti guardando la televisione appesa al muro, che Sandro teneva sempre accesa a volume bassissimo. Dallo schermo, il cronista annunciava le ultime novità sul delitto della ragazzina trovata morta alla periferia di Bari.
Fausto guardò lo schermo per qualche istante senza riuscire a sentire le parole. Come sarebbe stato bello, pensò, se quel fatto fosse successo a Rimini e se lui avesse potuto scriverlo. Si rese conto che quel pensiero non era una bella cosa da pensare. Ma tanto, si giustificò con se stesso, quella sarebbe morta lo stesso, sarebbe stato solo il luogo a cambiare.
“È che in questa merdosa città di provincia non succede mai niente che valga pena di essere raccontato” pensò. “Forse dovrei trasferirmi da qualche altra parte. Roma, Milano, magari Londra. Già, e con quali soldi?” il suo budget non era sufficiente neanche per permettersi un alloggio indipendente. E a trentacinque anni era piuttosto umiliante abitare con la vecchia nonna. Certo, sempre meglio la nonna che i genitori: almeno lei era mezza sorda e mezza invalida e se ne stava quasi sempre chiusa in camera sua a guardare le soap. E ogni tanto, quando si accorgeva che Fausto era proprio in un periodo di magra, era anche capace di allungargli qualche pezzo da venti euro: “Toh, Faustino, metti la benzina alla macchina” diceva, oppure “Dai, Ninìn, stasera ti pago la pizza”.

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