i racconti della domenica |
Marzo, Rimini al tramonto. Per la prima volta me ne sto seduto fuori dal bar Paradise, sono passato di qui molte volte per farci colazione, ma oggi ho deciso di sedermi. Non ordino nulla e davanti a me una sigaretta brucia nel portacenere di vetro, in mezzo ad altri mozziconi. Attendo una persona e fingo di star qui da ore a leggere il mio libro, osservo i clienti, e basta. Credo che i bar di bordo città , come questo, rappresentino un osservatorio privilegiato dell’umanità più vera e colorita. Mi piace perdermi nelle persone, stare solo mentre loro eseguono i rituali lasciandomi assorbire dalla consuetudine, dai tentennamenti della vita.
In questo bar, ad esempio, nessuno parcheggia negli spazi assegnati lungo il marciapiede, sarebbe un disonore, le auto vengono lasciate in mezzo alla strada con le quattro frecce accese, alcune senza neppure quelle, il motore può essere in moto o meno, non importa. Furgoni e minicar in seconda, terza fila, sportelli che sbattono, gente che salta fuori dagli abitacoli come se fossero pieni di gas nervino, musica arrogante dalle autoradio. La vita va in scena, sul palco solo noi: muratori, rappresentanti, avvocati, è l’ora dell’aperitivo e tutti tornano trionfanti, col loro Spritz ghiacciato o un Americano, mentre la mano fruga vorace nelle tasche dei jeans alla ricerca del pacchetto, del cellulare o di chi sa cos’altro. Sono momenti in cui pare non debba accadere niente, e puntualmente succede qualcosa: infatti arrivano due auto, una berlina lucida e scura e un piccolo Fiorino bianco, “imbianchino Nanni”, si legge sulla fiancata. I due parcheggiano male e scendono all’unisono su binari paralleli che li proiettano dentro il locale, in abiti diversi, profumi diversi, storie diverse.
In questo bar, ad esempio, nessuno parcheggia negli spazi assegnati lungo il marciapiede, sarebbe un disonore, le auto vengono lasciate in mezzo alla strada con le quattro frecce accese, alcune senza neppure quelle, il motore può essere in moto o meno, non importa. Furgoni e minicar in seconda, terza fila, sportelli che sbattono, gente che salta fuori dagli abitacoli come se fossero pieni di gas nervino, musica arrogante dalle autoradio. La vita va in scena, sul palco solo noi: muratori, rappresentanti, avvocati, è l’ora dell’aperitivo e tutti tornano trionfanti, col loro Spritz ghiacciato o un Americano, mentre la mano fruga vorace nelle tasche dei jeans alla ricerca del pacchetto, del cellulare o di chi sa cos’altro. Sono momenti in cui pare non debba accadere niente, e puntualmente succede qualcosa: infatti arrivano due auto, una berlina lucida e scura e un piccolo Fiorino bianco, “imbianchino Nanni”, si legge sulla fiancata. I due parcheggiano male e scendono all’unisono su binari paralleli che li proiettano dentro il locale, in abiti diversi, profumi diversi, storie diverse.
Tutto accade in un attimo, l’operaio esce subito dal bar, accende una Merit, e con la fretta nel sangue, sovrappensiero e stanchissimo, barcolla e si dirige verso la grossa Mercedes S scura, posteggiata davanti al furgoncino. Non se ne rende conto, ha lo sguardo perso, è un gesto automatico e prova ad aprire lo sportello, la mano scatta sicura sulla maniglia e fallisce. Si sente solo un clic secco, vuoto. Tutti lo osserviamo e lui, con lo sguardo, è oltre il tettuccio, guarda dall’altra parte della strada. Il tempo si ferma mentre io sorrido e tiro l’ultima boccata della sigaretta. Il sole è basso all’orizzonte, dietro ai palazzoni cementificati, rimastico quel che ho appena visto mentre schiaccio il mozzicone.
“cosa siamo? Quello che siamo o quello che vorremmo? sicuramente siamo fatti più di desiderio che di altro, ma non solo; siamo quella sottile linea di luce che parte da sotto la porta e ci acceca in piena faccia. Talmente evidente da non poter esser osservata direttamente e siamo l’inaspettato scatto verso lo sportello di una vita più comoda, migliore. Di una vita diversa”.
È il frammento di un attimo, lui torna alla sua auto, senza imbarazzo, sale e abbassa il finestrino, la cenere cade fuori. Io mi alzo e vado via, per oggi basta. Basta, grazie.
Matteo Biserna
Mi hanno sempre affascinato le persone che riescono a stare nei bar per ore ad osservare gli altri clienti, oppure leggono, scrivono ecc.
RispondiEliminaConfesso che ho provato un paio di volte ma mi sono subito sentita in imbarazzo e me ne sono andata velocemente.
Mi piacerebbe tanto, invece, fare come Simone De Beauvoir e altri autori che scrivevano i loro libri sui tavolinetti dei caffè (magari parigini).
Complimenti, dunque, Matteo, per la tua attenzione a un angolo di periferia, e per la riflessione che questo ti ha suscitato.
Aggiungo che è interessante (anche se involontario, dato che il bar Paradiso esiste davvero) l'accostamento tra un anonimo bar di bordo città (come lo definisce giustamente Matteo) e un nome altisonante come Paradiso.
manuela
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RispondiEliminaIl bar è un luogo di fascino per me perchè può permettere di sedere e basta, di non avere nessun ruolo e di sospendere quel che si è.
RispondiEliminaPer questo l'ho sempre visto come un luogo di paradisiaca stasi di quel che è l'infernale realtà quotidiana. ho visto un fatto e ne ho scritto, questo ti permettono di fare i bar.
A parte il fatto che io abito in zona (Ghetto Turco, poco lontano dal bar Paradise, compro la piada dalla Lella e il gelato alla Romana di via Rimembranze, del racconto di Matteo mi sono piaciute alcune espressioni, come "bar di bordo città " che citava anche Manuela, o "la mano vorace", o l'imbianchino "con la fretta nel sangue, sovrappensiero e stanchissimo". Le trovo molto efficaci e poi le sinestesie sono la mia passione.
RispondiEliminaP.S: dobbiamo ricordarci di aggiornare la pagina degli autori!
RispondiEliminaPerché la persona attesa non è arrivata?
RispondiEliminaScusa, ma io sono un po' curiosa. :-)
Comunque il tuo testo mi è piaciuto molto.
Barbara
x Barbara: la persona non è arrivata perchè nel racconto i tempi son dilatati e forse quella persona non sapeva di essere attesa. Forse non dovevo essere neppure io in quel posto...ma potresti dirmelo tu: "perchè quella persona non è arrivata??"
RispondiEliminax Lorella: sinestesie...mon amour!
Matteo, ho fatto il calendario per le prossime pubblicazioni e... ho inserito anche te... se ci stai... puoi consultarlo nella colonna di sinistra: "I nostri appuntamenti"
RispondiEliminacerto che ci sono!! ho altre cosette che mi piacerebbe condividere...a tempo debito!
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