Benvenuti in Letteratura e dintorni!

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Università aperta Giulietta Masina e Federico Fellini ha sede a Rimini e si occupa da anni di educazione permamente per un pubblico vasto e variegato per età, inclinazioni e interessi. Questo blog è dedicato in particolare a tutti coloro che frequentano, hanno frequentato o vorrebbero frequentare i nostri corsi di scrittura ma anche a tutti coloro che amano leggere, scrivere, confrontarsi su argomenti letterari.


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venerdì 23 settembre 2011

Ask the dust di J. Fante

recensione fatta in casa di Francesca Mairani


L'idea di riprendere in mano un libro di Fante era già un po' che mi frullava in testa. Da quando, l'estate scorsa, avevo letto un romanzo di Dan Fante - il figlio - che avevo trovato interessante.
«Sì, non è male» mi aveva detto l'amica con cui mi ero confrontata «ma il padre è tutta un'altra cosa».
E così il 'tarlo' si era insinuato. Anche perché avevo letto qualcosa di Fante in gioventù... ma non ne ero rimasta così colpita. Forse perché era stato durante il mio 'periodo americano' (chi di noi non ha un periodo americano, nel suo passato di lettore?) e certe sensazioni avevano finito per mescolarsi un po' e confondersi.

Comunque, una settimana fa circa, mi metto a sfrugugliare nella libreria di casa, in cerca di qualcosa per soddisfare la curiosità. Trovo un vecchio e piuttosto frusto romanzo edito da Mondadori, Collana 'I grandi narratori d'ogni paese', prezzo di copertina Lire dodici (compresa tassa entrata). Anno di edizione 1941.
Chissà chi lo ha comprato, questo romanzo. Forse mio padre, che nel 1941 aveva 18 anni. Più probabilmente mia nonna. Beh, valore dell'opera a parte, fa un certo effetto tenere fra le mani un libro che ti viene dai tuoi antenati. Già partiamo con il piede giusto...
Il titolo del romanzo, da copertina, è 'Il Cammino nella Polvere', traduzione un po' 'romanzata' dell'originale 'Ask the dust'. Lo so che i puristi adesso storcerebbero il naso... ma credo che una 'licenza poetica' al traduttore la possiamo concedere, visto che si tratta niente popo' di meno che di Elio Vittorini.
In ogni caso di polvere ce ne è proprio tanta, in questo romanzo.
C'è la polvere della stanza di albergo dove Arturo Bandini, asprirante scrittore ventenne, di bassa statura ma di elevate speranze, vive e scrive. La polvere sulle sue scarpe e sui tasti della sua macchina. La polvere del terremoto di Long Beach (forse fra le pagine stilisticamente più belle di tutto il romanzo). La polvere del deserto dove Camilla si perderà molto dopo essersi già perduta.
Un romanzo di altissimo valore letterario, con un incipit magistrale e un finale potentissimo, dove ad ogni pagina c'è una lezione da apprendere su COME si scrive. Ma anche una storia intensa, autentica, appassionata.
Certo, la traduzione è del 1941 e si percepisce. I dialoghi a volte presentano un che di artefatto: ma è solo perchè ora si parla diversamente da come si parlava allora. O forse diversa era la concezione del dialogo nella narrazione dell'epoca.
In ogni caso la traduzione di Vittorini porta egregiamente i suoi anni, così come la storia di Fante. Che parlando di PASSIONE, nelle sue accezioni più varie, è più attuale che mai.
Concludo regalando alle mie amiche Pennadoca un paio di righe che, in qualche modo, riguardano anche noi e la nostra voglia di raccontare.
«Un'idea ogni tanto viaggiava inoffensiva per la stanza. Era come un uccelletto bianco. Voleva solo aiutarmi, caro piccolo uccello, non aveva cattive intenzioni. Ma io cercavo di afferrarlo, battevo sui tasti, e quello mi moriva tra le mani.»

1 commento:

  1. L'edizione che ho letto io di questo libro è tradotto da Maria Giulia Castagnone, che mi è molto più sconosciuta di Vittorini. La mia edizione però ha una introduzione di Alessandro Baricco, che per chi ancora non lo sapesse è uno che mi piace un sacco!.
    Se interessa, magari in uno dei nostri prossimi incontri magari la fotocopio, l'introduzione di Baricco e ne parliamo insieme, visto che è una vera lezione di scrittura utilizzando il romanzo di Fante.
    Stella.

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