E' andata più o meno così.
Ho aperto una busta che arrivava dalla banca. Era l'avviso di pagamento della rata di un prestito che non sapevo avessimo contratto.
Le sue bugiarde spiegazioni non hanno fatto altro che farmi arrabbiare ogni momento di più.
Allora ho smesso di ascoltarlo, ho preso le chiavi della macchina, la sua macchina e sono andata fino alla banca.
Il nostro conto corrente era stato aperto dieci anni fa alla filiale che c'è al Centro Commerciale “Atlante”. Uno dei primi centri commerciali aperti a San Marino. Un'ennesima colata di cemento rosa, alta cinque piani più la terrazza per il parcheggio, infissi blu e vetri.
Mi ricordava un po' quelli di Londra.
Una piazza interna e scale mobili e negozi che si affacciano su questo spazio. Una volta era stato occupato anche da un elegante pianoforte a coda nero, aperto con un lungo panno rosso a coprire i tasti.
Andavamo spesso all'Atlante quando i bambini erano piccoli, si divertivano moltissimo a salire e scendere continuamente le scale mobili. A volte non si riusciva neppure a fermarsi ad osservare le vetrine dei negozi, era solo un continuo salire e scendere dietro a gridolini infantili.
All'ultimo piano c'è un grande negozio di strumenti musicali. Le chitarre elettriche in vetrina tutte colorate e in piedi come fossero soldatini, e gli ottoni lucidi nuovi. Noi tre ci incantavamo spesso a guardarli.
Ho parcheggiato in basso, forse in divieto, spero che mi facciano la multa, spero che mi portino via l'auto, tanto è la sua. Salgo con l'ascensore trasparente e mi viene il fiatone come se stessi facendo le scale.
Tiro un sorriso e suono il campanello per entrare in banca e proprio quando la porta si apre le vedo lì tutte in fila nella vetrina accanto le chitarre, gli ottoni, le batterie con i piatti lucidissimi e nuovi.
Entro e chiedo il prezzo di quella blu acceso. Posso prenderla? Chiedo. Il commesso è speranzoso quasi sicuro di averla già venduta.
La imbraccio, sfioro le corde, sono grosse, accarezzo la parte colorata. Poi la prendo per il manico con due mani, come fosse un bastone. Il corpo è pesante un po' mi sbilancio, istintivamente divarico leggermente le gambe e colpisco con tutta la rabbia che ho la prima chitarra della fila. E' con un meraviglioso effetto domino questa cade su quella accanto e così via fino all'ultima che cade sugli ottoni che fragorosamente sbattono contro la batteria che dondola un po' incerta ma si mantiene.
Il commesso è rimasto a bocca aperta, non ha fatto in tempo a fermarmi, a dire niente.
Gliela restituisco ed esco.
Quello che mi piace di questo racconto è che ti dice tutto e subito: chi è lei, chi è lui (un bastardo!) e come andrà a finire questa incresciosa storia.
RispondiEliminaQuello che non mi piace è che mi lascia con troppe curiosità. Insomma... mi fa restare con quella sensazione di "E poi? E poi?" che è stimolante e frustrante al tempo stesso.
Come si disse una volta di un altro racconto, come short story funziona perfettamente. Ma quanto mi piacerebbe sapere come continua... :)
francesca
Azione e concisione, per me l'essenza della SS!..Molto vivo, mi piace!
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