Benvenuti in Letteratura e dintorni!

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martedì 17 gennaio 2012

I ROMANZI CHE COLPISCONO ALLO STOMACO

Stavo leggendo sul sito di Unilibro le presentazioni delle novità editoriali 2012 (così erano pubblicizzate) e mi sono resa conto che sembravano dei trailer un certo genere di film; come questi, infatti, miravano a "colpire allo stomaco" lo spettatore/lettore.
Un esempio? Il nuovo romanzo di Lorenza Ghinelli, "La colpa",
che presenta "Estefan, Martino, Greta: tre anime violate da un'esistenza spietata. Estefan nasconde un segreto inconfessabile, un macabro ricordo d'infanzia che lo perseguita. Forse si è macchiato di un crimine atroce, oppure è vittima di una memoria bugiarda, che distorce la realtà. Ma nella realtà, qual è la colpa per cui sua madre e suo padre hanno smesso di amarlo? Anche Martino, il suo migliore amico, custodisce un terribile segreto, una verità sconvolgente che nessuno deve conoscere..." 
Ho la sensazione che oggi, per uscire con un libro, sia necessario prendere a pugni il lettore, o, se volete, gridare più forte di tutti gli altri... personalmente credo che sia molto più difficile, ma molto più efficace e piacevole da leggere, un testo che sa essere leggero e magari con leggerezza sa affrontare temi seri e profondi. Avete mai letto "Mattia e il nonno", di Piumini? E' uno splendido romanzo che racconta la morte ai bambini (e non solo ai bambini...).
Io sono una fan di Edgar Allan Poe, ma ora sono un po' stanca di sentimenti estremi, di immagini agghiaccianti, di storie oltre ogni limite, se queste diventano l'unico modo di fare letteratura.

Lorella Camporesi

6 commenti:

  1. Lorella, sono d'accordo sul principio, ma non sull'esempio. Voglio dire che anch'io sono un po' stufa di estremismi e vorrei un po' di "normalità". Magari non proprio Piumini, ma autori meno crudi sì (anche se adesso non mi vengono esempi).
    Però non concordo con la critica a Lorenza Ghinelli. Ho letto il suo libro "La colpa" e mi è piaciuto molto. E' crudo, sì, ma vero. Non c'è il compiacimento della violenza, dell'eccesso a tutti i costi. C'è la narrazione di storie che si leggono tutti i giorni sui quotidiani, che scavano in quelle pieghe del mondo meno "felice" che spesso non vogliamo vedere.
    manuela

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  2. Non conosco né Lorenza Ghinelli né Piumini, pertanto non entro nel merito. Diciamo che l'esempio che mi fa dissentire da Lorella (ma secondo me Lorella non voleva dire ciò che mi fa dissentire - scusate, ma stamattina risento della nebbia :-)) riguarda E. A. Poe, scrittore che va molto oltre lo stomaco e il suo stile inimitabile, per quanto molto imitato, fa di ciò che scrive arte.
    I romanzi simili a quelli che scrive la Ghinelli oggi vanno molto di moda, dopodiché sicuramente lei li scrive anche bene, il mio non vuole essere un giudizio sulla scrittrice che, come ho detto, non conosco.
    Sulla predilezione del pubblico (ma sarà poi vero?) per questo genere letterario non so cosa dire. C'entra forse qualcosa il fatto che la domenica ci siano persone che escono di casa per andare a vedere il luogo dove qualcuno è stato ammazzato? Che ci siano programmi televisivi che tutti i giorni parlano soltanto di ammazzamenti, sottolineando prevalentemente il carattere morboso della vicenda? Che i telegiornali dedichino la metà del tempo a storie di cronaca che più truculente sono e più fanno ascolti?
    Concordo con Lorella che a volte per trattare argomenti delicati la leggerezza sia il registro migliore. In genere si tratta di libri a "rilascio lento". Nel senso che gli effetti si avvertono con il passare del tempo. Al contrario mi è capitato di leggere libri molto crudi che sul momento mi hanno "colpito allo stomaco", dopodiché come li ho chiusi li ho pure dimenticati.

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  3. Mi piacerebbe che approfondissimo il tema del "Compiacimento della violenza, dell'eccesso a tutti i costi". E' un concetto molto relativo. C'è chi ha trovato esagerato il primo romanzo di Faletti, c'è chi invece no. Per quanto riguarda Faletti che mi pare uno degli ultimi fenomeni letterari italiani, io che non amo questo genere di libri non ne sono rimasta così infastidita, quindi non è stato eccessivo? Non lo so, è difficile tirare una riga e stabilire delle quantità minime oltre le quali si è ecceduto. Sulla predilezione del pubblico senza scendere nei fenomeni "di massa" guardona della cronaca degli ultimi tempi, pensiamo ai libri di Larsson (non mi ricordo come si scrive) Quello degli uomini che odiano le donne, quante copie ha venduto? un numero inimmaginabile, e lo avevano tutti letto e la maggior parte lo hanno trovato così coinvolgente da leggere anche tutti quelli che sono stati pubblicati dopo. Ma c'è posto per tutti, secondo me.
    Poi visto che oggi voglio fare il bastian contrario dico anche che il benemerito Poe è di una noia mortale! Ho riletto di recente alcuni suoi racconti ma neppure la motivazione di studiarne la struttura me li ha fatti amare!
    Stella

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  4. Rileggendo il post mi rendo conto di non essermi espressa bene, perché la mia critica non era diretta alla Ghinelli, ma piuttosto al modo in cui Unilibro si sentiva in dovere di presentarne il libro, come se appunto per vedere libri oggi fosse indispensabile calcare la mano.
    Personalmente credo che uno scrittore abbia la totale libertà di scrivere di quello che crede, ma non mi piace questo compiacimento dell'orrore che oggi sembra indispensabile per vendere.
    Insomma, credo che sia un po' come per il nudo: c'è nudo artistico e c'è pornografia, il primo è quello che c'entra, che è indispensabile e significativo, la seconda è quella messa lì come specchietto per le allodole per vendere il prodotto.
    Riguardo a Poe, suggerirei di concentrarsi sull'uso del linguaggio, più che sulla struttura, che ovviamente appartiene ad un'altra epoca ed ha ritmi e modalità che non ci appartengono più (magari dando un'occhiata su youtube, dove Giancarlo Giannini legge Il cuore rivelatore, mi pare, e Il gatto nero...)

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  5. Tanto per peggiorare la situazione, confesso che io ho letto un libro di Faletti e che mi è piaciuto molto, perché l'ho trovato "americano", ossia molto più ricco di storie della maggior parte dei libri italiani, in cui ci sono pochissimi personaggi che parlano e guardano il proprio ombelico. Poi, certo, la trama non è un granché, lo stile è avvincente ma niente di più. Un bel prodotto di artigianato letterario, esattamente come i libri di Grisham, che pure mi piacciono molto.

    Peggioro ancora la mia situazione (!) dicendo che ho letto il primo volume della trilogia di Millenium e che mi è piaciuto un sacco. Bei personaggi, storia originale, ambientazione (la Svezia) esotica...

    Infine, poi mi fermo, sono un'appassionata di telefilm polizieschi americani e sottolineo americani, perché - piacciano o no - oltreoceano sono dei professionisti nella confezione di questi prodotti. Criminal minds, Ncis, Csi, Senza traccia, Cold case... Si tratta di prodotti di genere, certo, ma molto molto ben fatti.

    Quanto al compiacimento, penso ai famosi modellini della casa di Cogne esibiti in trasmissione dal "nostro" (nel senso di italiano) Bruno Vespa. Personalmente non ho mai visto quelle puntate e quindi mi baso sulle critiche che ho letto sui giornali. E questo, secondo me, è il compiacimento spregevole (a parer mio).

    Ultimissima cosa: concordo con Lorella sul fatto che spesso prodotti (libri, film ecc) ben fatti - vedi quello della Lorenza Ghinelli - vengono pubblicizzati come truculenti perché pare che così la gente sia più attirata. Sarà vero? Il rischio è che si provochi un'overdose di morbosità che alla fine ottiene l'effetto opposto, ovvero la reazione di repulsione.

    Scusate se l'ho fatta lunga.
    manuela

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  6. Io non mi perdo una puntata di Criminal minds e mi sono guardata diverse serie di Csi... Cold Case poi mi piace un sacco, con i suoi passaggi dal presente al passato e viceversa e con la sigla finale costruita sempre come un video musicale... questo per ribadire che, appunto, non ho niente contro un certo genere letterario/cinematografico, ma quello che mi urta è proprio quel compiacimento di cui parla Manuela alla fine del suo post. Mi sembra che provochi uno sbilanciamento, per così dire, verso questo genere, o meglio verso alcune caratteristiche che si ritengono peculiari del genere. Il triller mi piace, lo splatter no. Per restare negli esempi dei serial televisivi, è ovvio che CSI e Criminal Minds propongano trame violente e particolari macabri, visto che è la loro peculiarità, ma in altri casi mi sembra di leggere/vedere delle storie che sono state costruite intorno al particolare morboso, che non è così essenziale, ma sembra che stia lì come la donna poco vestita sta nella pubblicità di un'automobile... questa mattina ho letto ai miei ragazzi "Trentatrè vipere nel letto" di Mino Milani, che è un racconto che crea una grande suspence... ma alla fine un ragazzo mi ha detto: "Eh, però il protagonista non muore...io aspettavo di sentire che la vipera lo aveva morso!". Non so se mi spiego...

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