Benvenuti in Letteratura e dintorni!

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sabato 3 dicembre 2011

La gorgone - di Francesca Mairani



Però, ci sono proprio tutti! Sono sincero, non me lo sarei aspettato. E’ vero che i funerali richiamano molto gente… ma per la Gorgone non pensavo si sarebbero scomodati in tanti. Persino i cugini di Bergamo sono arrivati. Ecco di chi era il Porsche Cayenne parcheggiato fuori dalla chiesa. Lei è identica a come la ricordavo: bionda, secca, sorriso equino. Deve averci dato dentro con il botulino perché sono passati almeno quindici anni dall’ultima volta e lei non ha neppure una ruga. In effetti ha un’espressione un po’ rigida; sembra una bambola di cera. Lui è ingrassato, invece. Si guadagna bene con lo spurgo pozzi neri. Chissà come mai sono venuti anche loro. Tiziana diceva sempre che sua madre e zio Alvaro non erano mai andati d’accordo. Forse volevano essere sicuri che fosse morta davvero.

Ed eccola lì la Gorgone, nella sua bella bara di noce con i fregi e i maniglioni di ottone. Scommetto che se la è scelta lei quando era ancora in vita. Figurarsi: lasciare decidere qualcosa a qualcuno. Roba che le rifilavano una bara discreta e elegante!
A ben pensarci, con Tiziana il rischio non lo correva. L’importante è far sapere che ci si può permettere quanto di più lussuoso. Polvere siamo e polvere ritorneremo. Ma con classe, perdio!
Oh oh… Maurizio mi ha visto. Accidenti, mi saluta perfino! Caro ex cognato, lo sai che questo gesto ti costerà la riprovazione del parentado. Sì che lo sai, e infatti sei stato ben attento a non farti scorgere da tua moglie. Scommetto che si sta chiedendo cosa ci faccio io qui. Cinque anni che ho divorziato da Tiziana e non ho mai avuto nessun contatto con la famiglia. Cinque anni di silenzio assoluto. Con reciproca soddisfazione, devo ammettere.
E adesso mi presento come se niente fosse al funerale della mia ex suocera.
Sono venuto a rendere onore a un nemico valoroso. Perché se non fosse stato per la Gorgone, per il suo disprezzo, forse non avrei mai avuto il coraggio di lasciare Tiziana. L’unica scelta veramente saggia che abbia fatto in tutta la mia vita.
Eccola, Tiziana. E’ ancora bella. Ha i capelli più corti, però. Non le donano affatto: le induriscono i lineamenti. Con quell’espressione, farebbe tremare i polsi ad un generale delle SS.
Quando eri la mia Titti, i capelli li portavi lunghi, sciolti sulle spalle. Quei capelli setosi. Quelle spalle magre. E sorridevi, sorridevi tanto che ti si incendiavano gli occhi di lucine dorate.
Ma la mia Titti lo sei stata per poco, Tiziana. E’ bastato sposarci, per fare finire l’incanto. Allora i capelli sono stati raccolti e le spalle si sono coperte di muscoli tesi. E di lucine negli occhi non se ne sono più viste.
Disapprovavi tutto, Tiziana. Quello che ero, quello che facevo, quello che sognavo di realizzare. Ti sentivi insoddisfatta e la Gorgone gettava benzina sul fuoco. Perché mi ostinavo con i miei assurdi progetti? Di quel passo non avrei mai potuto diventare ricco, regalarti la pelliccia, comprare la mercedes. Una mancanza veramente riprovevole. Si è mai visto un medico senza mercedes?
Sì, si è visto. Sono passati cinque anni, e io ho ancora la mia vecchia citroen. E’ solo un vezzo: con quello che guadagno con i miei “assurdi progetti”, potrei comprarne dieci di mercedes. Ma non mi interessa: la mia macchinina mi piace così come è. E sai che ti dico? Mi porta negli stessi posti in cui arrivi tu con tua SLK. Anzi, forse anche un po’ più lontano.
Perché alla fine lo hai trovato l’idiota che ti ha comprato il macchinone, anche se di seconda mano. Eccolo lì, seduto accanto a te, il doppiomento, la calvizie incipiente, lo sguardo da tasso impagliato, rigido nell’abito grigio. Scommetto che glielo hai scelto tu, Tiziana. E gli hai fatto scucire le asole della giacca, perché sembrasse “di sartoria”. Lo stesso vizio di tua madre: decidere per gli altri. E la stessa granitica convinzione di essere sempre dalla parte del giusto.
“Tu non hai capito che io ti spronavo per il tuo bene”. E’ stata l’ultima cosa che mi hai detto, all’uscita dal tribunale. Alla fine, come sempre, il mostro ero io. E’ vero Tiziana, non lo ho mai capito. In particolare non ho mai capito perché il mio bene dovesse necessariamente coincidere con le ambizioni di tua madre. Sarà riuscito il mio successore a rendere felici te e la Gorgone?
Non parrebbe, dalla tua espressione. Continui a avere meno gioielli di tua cugina e quella pelliccia non sembra proprio visone selvaggio. Ma forse sei addolorata per la morte di tua madre, ed io, nella mia assoluta presunzione, mi crogiolo al pensiero che neanche lui sia stato in grado di soddisfare le tue richieste. Desideri di rivalsa? Indegni di me: meglio uscire a fumare una sigaretta.

Non si sta affatto male, qui fuori. L’aria è quasi tiepida, e siamo solo in febbraio. Complimenti Gorgone, hai scelto un buon periodo per morire.
Toh, sta uscendo anche il tasso impagliato. Che aria affranta: possibile che andasse d’accordo con sua suocera al punto di essere triste per la sua dipartita? Si toglie il fazzoletto di tasca e si asciuga la fronte. Ma che ha da sudare? Non è così caldo. Oh, mi ha visto. Chissà se sa chi sono. Domanda inutile: Tiziana gli avrà raccontato di me fino al più sordido dei miei segreti. Scommetto che è al corrente persino dei miei problemi di colite.
Sì, sta arrivando sul serio! Chissà che intenzioni ha. Tiziana gli avrà detto di chiedermi gentilmente di andarmene. Gentilmente ma con fermezza. Che equivale a dire: voglio quello scarafaggio lontano di qui entro cinque minuti.
Eccolo qui. Non ha l’aria aggressiva. Forse della fermezza Tiziana non ha fatto menzione.
“Mi offrirebbe una sigaretta? Ho dimenticato il pacchetto in macchina e le chiavi le ha Tiziana”.
“Lei sa, vero, che se si risapesse, sarebbe la sua ultima sigaretta.”
“Fumo un pacchetto al giorno da quando ho quindici anni. Mi creda: per uno come me una sigaretta vale qualsiasi rischio.”
Sorride, e sulla fronte si formano tante piccole rughe circolari che gli danno un’aria da gnomo benevolo. Non sembra un cattivo diavolo. Decido di giocare a carte scoperte.
“Le hanno detto di venire a mandarmi via, vero?”
“Ovviamente sì.”
“E lei che ha intenzione di fare?”
“Di fumare una delle sue sigarette e di godere di un po’ di aria fresca. Ha visto che bella giornata? Un sole del genere sarebbe perfetto per andare a fare una passeggiata al porto”.
“E Tiziana?”
“Tiziana cosa?”
“Cosa dirà del fatto che non mi ha cacciato?”
“Tanto non le andrà bene comunque. Non le va mai bene nulla. Ma questo non glielo devo insegnare io, vero?”
Il tasso è tutt’altro che impagliato e forse tutt’altro che tasso. Ha uno sguardo ironico e sembra anche più giovane di quanto non mi fosse parso prima.
“Tiziana è fatta così”, aggiunge con voce gentile “A volte le prenderei la testa e gliela sbatterei contro il cofano della macchina. Ma mi creda, non è cattiva. Crescere in quella famiglia non la ha sicuramente aiutata a sviluppare i suoi lati migliori, ma è una donna di buon cuore e a volte sa essere anche affettuosa. Che poi questo lei lo sa, ne sono sicuro. Non avrebbe sopportato la Signora Bice per dieci anni, altrimenti.”
“Sì, il mio menage con la Gorgone non è stato dei più semplici”.
Scoppia in una sonora risata.
“Ah, lei la chiamava così? Non lo sapevo. Mio fratello dice che somigliava a Crudelia Demon, la cattiva della Carica dei 101. Mio dio, che le ho detto! Se Tiziana venisse a sapere una cosa del genere ci ucciderebbe entrambi: me e lui”.
Il suo modo di pronunciare il nome Tiziana mi fa pensare che la ama davvero, a dispetto di tutto, e in un modo che io non ho mai imparato: accettandola per quello che è. Sono sicuro che ciò che irritava me, in quest’uomo desta tenerezza. Era la mia Titti e ora è la sua Tiziana, ed è giusto così. Non ho rimpianti nè rimorsi, posso permettermi il lusso di essere felice per lei.
“Sa, credo che seguirò il suo consiglio. Andrò a fare una passeggiata al porto e mi berrò una birra in onore della Gorgone.”
“Posso dire a Tiziana che l’ho mandata via io?”
“Certo. E le dica anche che ha dovuto minacciare di prendermi a pugni. Rimarrà molto impressionata”.
“Farò così. E grazie per sigaretta”.
Si allontana sorridendo. A me non resta che prendere commiato dalla Gorgone e dalla sua simpatica famiglia. Addio Tiziana. Sii felice, per quanto ti è possibile. E perdonami se lo specchietto laterale della mia vecchia citroen ha bozzato la portiera della tua bella mercedes SLK grigio metallizzato. Ti assicuro che è stato del tutto accidentale.

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