Benvenuti in Letteratura e dintorni!

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Università aperta Giulietta Masina e Federico Fellini ha sede a Rimini e si occupa da anni di educazione permamente per un pubblico vasto e variegato per età, inclinazioni e interessi. Questo blog è dedicato in particolare a tutti coloro che frequentano, hanno frequentato o vorrebbero frequentare i nostri corsi di scrittura ma anche a tutti coloro che amano leggere, scrivere, confrontarsi su argomenti letterari.


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sabato 2 aprile 2011

Persone che mi hanno insegnato (di Francesca)

Riflettevo stamattina sul fatto che quel poco che so, quel poco che sono, da un punto di vista culturale, lo devo tutto ad altre persone. Persone che mi hanno insegnato. Che mi hanno suggerito. Che mi hanno spronata con il loro esempio e le loro convinzioni. 
Persone alla cui cultura e alla cui creatività ho attinto a piene mani. E che idealmente ringrazio.
Ma se questo apparentemente può sembrare umiliante, perché non vi è nulla di realmente mio, in realtà io lo trovo un grande privilegio. Perché se il destino ha deciso di regalarmi certe opportunità, era perché mi considerava degna di coglierle. Altrimenti avrebbe fatto finta di nulla, e guardandomi con sufficienza avrebbe pensato “Arrangiati”.

Riconosco come primo mentore mio padre. Che mi leggeva le poesie di Pascoli. Che mi cantava – stonato – arie d’opera. Che mi aiutava a fare cruciverba sempre più difficili (ebbene sì: siamo riusciti a finire insieme anche qualche Bartezzaghi). Che criticava Picasso ma, criticandolo, me lo faceva conoscere.
Dopo di lui un fidanzato dal carattere pessimo ma dai gusti eclettici. E arrivarono Carver e Tondelli. Giornate in macchina per vedere un crocefissi del quattrocento in sconosciuti paesetti. La discografia completa di Guccini, le musicassette di Tom Waits e persino Satie ascoltato una sera in macchina, con gli occhi spalancati su un tramonto bolognese.
E voi? Senza entrare troppo nel personale – non pretendo tanto – vi sentite mai debitrici per un pizzico di arte che ha reso più bella la vostra vita?

3 commenti:

  1. Sono molte le persone che dovrei ricordare qui, se volessi essere esaustiva, ma dato che il "luogo" non lo consente, mi limiterò a citarne alcune:tra i vari insegnanti, che ho avuto la fortuna di incontrare nella mia vita, non posso tralasciarne due, senza i quali la mia formazione culturale sarebbe stata molto diversa e, credo, anche molto inferiore: la professoressa Cinzia Montevecchi, che in due anni di ginnasio ha avuto la pazienza di insegnarmi molto più di quanto avessi imparato negli otto anni di scuola precedenti, e il professor Mario Santinelli, che era innamorato dei suoi classici e della scuola e mi ha fatto innamorare di entrambi.
    Poi ci sono state delle care amiche, che mi hanno insegnato la cultura della "pedagogia pratica" e della manualità (Camilla, Laura, Sara... in ordine rigorosamente alfabetico).
    Ma prima di tutto, c'è stata la mia famiglia: mio padre, che mi ha insegnato la curiosità del conoscere, e che il desiderio di imparare non deve essere legato alla finalità pratica di trovarsi un lavoro; le mie zie, che sapevano fare delle attività manuali una grande arte; mio nonno, che a ottant'anni non smetteva di comprare il giornale ogni giorno e discutere di politica e attualità; uno zio di mio padre, che ho conosciuto quando aveva quasi novant'anni, e che mi ha parlato non degli acciacchi della vecchiaia, ma di Sant'Agostino e Dante (e pensare che aveva fatto solo la quinta elementare!).

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  2. Cito, per brevità, soltanto una persona: mio padre. Devo a lui la curiosità del conoscere, la voglia di capire, di imparare. E' stato lui a regalarmi i primi libri, a farmi capire che migliorare se stessi, anche umanamente, non doveva avere un fine pratico, ma era qualcosa che andava al di là.
    La tua riflessione, Francesca, mi ha fatto venire in mente questi versi di Elena Bono:
    (...)
    Ed è pur vero: quel che sentiamo più nostro
    altri ce l'hanno donato.
    Ora per ora da mille creature attingiamo
    ciò di cui vive la vita,
    soffrire e godere da mille cose
    a noi segretamente congiunte,
    seppure lontane e ignorate
    o per sempre scomparse.
    (...)

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  3. Non ho debiti di riconoscenza, ci ho pensato e non ne ho trovati, forse sono di memoria debole?
    La mia casa era una casa di storie, a me parevano fantastiche ma ora a guardarle bene magari non sono niente di speciale. Era una casa dove c'erano libri che i miei non leggevano più perchè non avevano tempo, ma per ascoltare una storia il tempo c'era sempre. Era una casa dove la radio accesa raccontava di tutto notizie, radiodrammi, musica, intrattenimento leggero. Ma i miei pensavano che d'arte non si mangia.
    Non ho avuto insegnanti illuminati o illuminanti, forse solo il docente di Istituzioni del Diritto Romano, all'Università, ma è stata una breve parentesi.
    Il resto si è fatto da sè con le amiche dell'adolescenza, con quelle della maturità. Un percorso fatto un po' a naso e a caso.
    Stella.

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