i racconti della domenica |
1.
Attraversai la sala del ristorante “Le due lune” ondeggiando i fianchi come seguendo un passo di danza. La lunga collana di perle bianche annodata in fondo sbatté e tintinnò sul generoso seno. L’aria spostandosi in quell’incedere sicuro mosse i miei capelli corvini e ondulati sciolti sulle spalle lasciate nude dall’abito rosso di impalpabile seta. Raggiunsi il tavolo dove stavano pranzando.
Le dodici e trenta dell’ultima domenica di agosto. Senza degnare Agnese, sua moglie, neppure di uno sguardo, sentendo solo che saliva da profondo del mio corpo una rabbia incontrollabile mi piantai davanti a lui, Clemente Della Torre, il celebre pianista, e lo colpii in pieno viso con uno schiaffo forte e rumoroso.
Lei saltò sulla sedia come colta da spavento e rimase a bocca aperta, lo ricordo bene.
Girai sui tacchi alti che rendevano merito alle mie gambe e riattraversai con la stessa andatura di danza la sala da pranzo passando davanti ai camerieri immobili come statue. Fu l’ultima volta che vidi tuo padre.
La guancia rasata di fresco dove tutta la mia pazzia e la passione si erano abbattute gli doleva sconvenientemente. Si alzò e tentò di raggiungermi. Perché un tale gesto di gelosia?
Uno schiaffo in pubblico, nel ristorante dove era solito pranzare tutte le domeniche con sua moglie!
Non era a causa di Agnese, non era donna da suscitare una tempesta del genere, eppure lui aveva letto bene nei miei occhi, si trattava proprio di gelosia.
Eravamo amanti.solo lei non lo sapeva, di lei Clemente diceva:
“Agnese è una brava donna e merita di vivere serena, tradita, ma serena.”
Mezz’ora prima, mentre stava prendendo l’aperitivo al bar del ristorante, quel bel ristorantino sul porto lo sguardo rapito di Clemente mi aveva fatto ribollire di gelosia cieca, furiosa, incontrollabile.
Osservava una coppia di giovani che bevevano vino bianco poco lontano da lui. Soprattutto era catturato dalla mano del giovane che indugiava sulla schiena di lei. Chiacchieravano rumorosamente con altre persone, la mano non smetteva di percorrere lievemente la pelle abbronzata della giovane donna.
Solo quando il cameriere andò ad avvisarli che il tavolo, il loro solito tavolo era pronto, distolse la sua attenzione dalla mano sulla schiena della ragazza e solo allora si accorse che ero lì anche io.
Fingevo di non guardarlo, sorseggiando vino e quando mi passò vicino per arrivare al tavolo assegnato, respirò a narici aperte per sentire il mio profumo e avere lo stesso capogiro di quando l’aveva sentito la prima volta.
In quegli anni indossavo un profumo molto intenso. Le signore dei salotti bene di quella città di provincia lo trovavano eccessivo, era una scusa per spettegolare sulle mie amicizie e abitudini.
Tutti i prodotti di bellezza che usavo avevano la stessa fragranza, per questo risultava tanto persistente. Si intuiva il mio passaggio perché rimaneva nell’aria anche dopo che me ne ero andata.
Fu la prima cosa che tuo padre notò in me, ne fu assolutamente stordito. Prima ancora di sentire le mie impertinenti e audaci parole, ma ciò successe molto prima dello schiaffo al ristorante…
2.
La vidi mentre attraversava la sala da pranzo del ristorante “Le due lune” ondeggiando i fianchi come se stesse danzando. La riconobbi subito era la maestra elementare Del Monte. La collana bianca annodata in fondo sbatteva e tintinnava sul decolté.
L’aria calda di agosto, spostandosi in quell’incedere sicuro muoveva i suoi capelli neri e ondulati che ricadevano sciolti sulle spalle lasciate nude dall’abito di indecente seta rossa.
Dina Del Monte veniva diretta al tavolo dove mio marito ed io stavamo per ordinare il solito pranzo della domenica, ci eravamo appena seduti, erano le dodici e trenta dell’ultima domenica di agosto, come tutte le domeniche d’estate.
Per una frazione di secondo vidi un ardore sconosciuto brillare negli occhi color caffè di quella donna e pensai che lo stesse confondendo con un altro.
Assolutamente indifferente alla mia presenza, senza neppure degnarmi di uno sguardo gli si piantò davanti e lo colpì in pieno viso con uno schiaffo pesante e imbarazzante.
Saltai sulla sedia, colta da spavento, a bocca aperta. Dina Del Monte si girò sui tacchi alti che esaltavano le sue gambe e riattraversò la sala da pranzo passando davanti a camerieri immobili come statue di sale.
Fu l’ultima domenica che pranzai con mio marito, il celebre pianista, Clemente Della Torre.
Il viso arrossato dove tutta la pazzia e la passione della sua amante si era abbattuta gli doleva vergognosamente. L’unica cosa che riuscì a fare fu alzarsi per raggiungerla e domandarle: perché?
Quella donna era uscita di senno! Uno schiaffo in pubblico! Nel ristorante dove era solito pranzare con sua moglie, io!
Che non fosse colpa mia, l’avevo percepito. Ero completamente esclusa da quello che stava succedendo tra tuo padre e tua madre.. Eppure gli occhi color caffè della maestra non mentivano, quel lampo, quel fuoco poteva essere solo gelosia.
Erano amanti. Clandestini solo a me, perché mio marito diceva: “Agnese è una brava donna e merita di vivere serena, tradita, ma serena.”
Mentre stavamo prendendo l’aperitivo, mezz’ora prima, al
bar del ristorante “Le due lune”, quel bel ristorantino sul porto canale,
proprio accanto a noi c’era una coppia di giovani che parlavano a voce alta, sorseggiando vino bianco, fresco e frizzante.
Clemente beveva distratto il suo aperitivo assolutamente catturato dalla mano del giovane che accarezzava la schiena della ragazza, nuda e abbronzata.
Immaginai che delle dita che percorrono lievemente una spina dorsale gli ricordassero le dita sulla tastiera, era così sensibile al movimento delle mani, era un pianista di gran successo, soprattutto di gran talento, un virtuoso.
Dina Del Monte, invece, entrando in quell’istante si era fermata colpita dallo sguardo di mio marito, così incantato sulla mano, sulla schiena.. lui stava pensando proprio a lei, questo lo capii molto tempo dopo.
Solo quando ci vennero ad avvisare che il nostro solito tavolo era pronto si accorse che la sua amante era a pochi passi da noi.
Nel passarle accanto respirò il suo profumo per ubriacarsi come la prima volta che l’aveva sentito…
Il profumo della maestra Del Monte era famoso in tutta la città.
Non ricordo se era stato dal parrucchiere o in quale altro salotto che avevo sentito le altre signore di quella città di provincia parlare della maestra elementare e del suo profumo particolare. Era stata la bibliotecaria ad insistere su questa faccenda e a spiegare che si trattava di una misteriosa miscela che le preparava appositamente l’erborista… alcune signore non la sopportavano, ma non si capiva se non sopportassero il profumo o lei.
Non sapevo cosa rispondere, incontravo talmente di rado la maestra che non avevo mai fatto caso al suo profumo.
Clemente, invece, ne era assolutamente affascinato, ma questo lo capii molto tempo dopo lo schiaffo al ristorante….
3.
Seduto al tavolo del ristorante “Le due lune”, al solito tavolo dove pranzavo con mia moglie la domenica, fissando distrattamente il menù, non mi accorsi che la maestra Dina Del Monte stava attraversando la sala ondeggiando i fianchi, una danza.
Mi pare di ricordare di aver udito il tintinnio delle perle della collana bianche annodata in fondo che sbatteva sul suo noto decolté. Posso immaginare i capelli scuri, sciolti sulle spalle nude si muovessero in quell’incedere che conoscevo bene. Aveva indossato il suo abito migliore perché il suo dolore fosse più elegante, quello rosso di seta eccitante come fosse stata nuda.
Alle dodici e trenta dell’ultima domenica di agosto me la trovai davanti e senza degnare di uno sguardo Agnese, mia moglie, mi colpì in pieno viso con uno schiaffo doloroso e umiliante.
Girò sui tacchi alti che sostenevano le sue belle gambe snelle e riattraversò con lo stesso passo tutta la sala da pranzo incurante dei camerieri impassibili, di sale.
Agnese era a bocca aperta dalla sorpresa, quella fu l’ultima volta che pranzammo insieme.
La guancia rasata di fresco dove tutta la pazzia e la passione di tua madre si erano abbattute faceva male e mi metteva in imbarazzo.
Pensai che fosse uscita di senno, uno schiaffo nel ristorante dove ero solito pranzare con mia moglie?!
Non poteva essere per lei, non era donna da suscitare una tempesta del genere, eppure quegli occhi non tradivano, era gelosia!
Eravamo amanti clandestini solo a mia moglie, Agnese, era una brava donna e meritava di vivere serena, tradita, ma serena.
Mezz’ora prima, mentre prendevamo l’aperitivo al bar del ristorante, si era fermata vicino a noi una coppia chiassosa. di giovani Infastidito mi ero girato a vedere chi fossero e non ero più riuscito a smettere di guardare come lui toccasse la schiena nuda della ragazza. Percorreva a fior di pelle la
spina dorsale di lei, leggero pieno di brivido, assolutamente delicato, ma senza tregua. Ero rapito.
Io, Clemente Della Torre, il talentuoso e celebre pianista incapace di distogliere lo sguardo da mani che si muoveva su una schiena abbronzata, come solo ero riuscito a toccare il pianoforte e immaginare di toccare la musica.
Ricordai in quel momento come Dina Del Monte era entrata nella mia vita… Era entrata in teatro durante le prove. Era venuta a lamentarsi, abitava proprio lì accanto e non riusciva a riposare. Quando mi aveva visto suonare era ammutolita e l’unica cosa che era riuscita a dirmi sfacciatamente e senza neppure arrossire era stato:
“suona la mia pelle e il mio corpo tutto come fai con la musica”
Con la guancia rossa mi alzai per raggiungerla.
Quella fu l’ultima volta che vidi tua madre.
Uscendo di corsa dalla porta del ristorante che dava direttamente sulla strada fui investito da un auto che non riuscì a evitarmi.
Morii sul colpo senza averti mai conosciuto.
Stella Manduchi
Avevo già avuto modo di ascoltare questo racconto fresco di scrittura... ma devo ammettere che rileggendolo, se ne assapora meglio l'atmosfera. Mi piace la struttura a tre voci, con la voluta ripetizione di alcune frasi che però, nella bocca di ogni personaggio, assumono colorazioni diverse. Mi piacciono i personaggi e soprattutto - vi sembrerà un'osservazione un po' superficiale, ma ognuno ha i suoi pallini - la scelta dei loro nomi. Non c'è niente che mi innervosisca come un nome che non ha nulla a che spartire con chi lo porta. Invece Clemente è proprio un nome da pianista, e non potrei immaginare Dina Del Monte se non come una bella donna, con gambe slanciate e un portamento elegante.
RispondiEliminaNon so per quale motivo, però i nomi Del Monte e Della Torre mi fanno venire in mente uno scenario esotico (tipo Casablanca, per intenderci), ed è un'atmosfera che mi piace molto. E' interessante la struttura a tre voci, come pure il finale a sorpresa. Ci sono alcuni dettagli molto belli, ad esempio:
RispondiElimina"La lunga collana di perle bianche annodata in fondo sbatté e tintinnò sul generoso seno", perché riesce a rendere l'immagine di questa donna e il suo portamento;
"Aveva indossato il suo abito migliore perché il suo dolore fosse più elegante".
Se Dina fosse stata gelosa della moglie sarebbe stato scontato e banale, invece hai saputo rendere molto bene l'inafferrabilità di una percezione, quel qualcosa che percepiamo con i sensi piuttosto che con la ragione. Penso sia uno dei momenti più belli del racconto, o almeno a me è piaciuto molto.
Forse la moglie è il personaggio che mi convince meno, nel senso che è un po' troppo sulla falsariga dell'amante e magari andava caratterizzata un po' di più.
Scusa se l'ho fatta lunga, e comunque vale il solito consiglio: scrivi quello che ti pare e come ti pare :-).
Mi piace il racconto e il modo in cui è stato strutturato e la bella espressione "Aveva indossato il suo abito migliore perché il suo dolore fosse più elegante", anzi mi pare che proprio nella descrizione dell'abito si possano cogliere particolarmente bene i tre punti di vista: per Dina è impalpabile, cioè lo descrive con una sensazione tattile; per la moglie è "indecente" e per Clemente è elegante come il dolore.
RispondiEliminaSe posso fare un appunto, all'inizio del brano in cui parla Clemente avrei messo "non mi accorsi che Dina stava attraversando la sala" anziché "non mi accorsi che la maestra Dina Del Monte stava attraversando la sala", perché ormai è chiaro, dai due brani precedenti, che sono amanti e quindi è poco probabile che lui pensi a lei con nome, cognome e titolo.
Naturalmente, come dice Barbara, è solo un'opinione personale e vale il solito consiglio (vedi sopra). D'altra parte, qualche difetto bisogna pur trovarlo, altrimenti sembra che pubblichiamo i nostri racconti solo per autoincensarci, no? ;)
Non mi ricordo se l'autore del brano poteva dire qualcosa, ma visto che non lo ricordo facciamo finta che posso.
RispondiEliminaInteressante e giusta l'osservazione di Lorella. Avanti tutta!
Stella
A me è piaciuta molto l'idea di fare i tre punti di vista con l'escamotage di ripetere la stessa sequenza leggermente modificata. Mi sembra una soluzione molto interessante.
RispondiEliminaMi piace molto anche il finale a sorpresa. Quel "morii sul colpo" è strepitoso: un morto che parla è straordinario e inaspettato.
Non mi ha convinto molto, invece, la frase "Aveva indossato il suo abito migliore perché il suo dolore fosse più elegante", perchè visto che erano tutti mezz'ora prima a prendere l'aperitivo, la maestra non poteva sapere che sarebbe stata "ferita" e quindi non poteva avere già l'abito addosso. Oppure in quella fatidica mezz'ora lei corre di corsa a cambiarsi per fare l'entrata trionfale nel ristorante. Visto il tipo di persona è possibile, ma mi sembra un po' contorto, visti i tempi ristretti... (vale anche per me il discorso di trovare pregi e difetti, in modo assolutamente personale).
Non avevo riflettuto sull'aspetto che sottolinea Manuela; la frase mi piace perché, al di là della sua coerenza più o meno stringente con il contesto, è una bella sinestesia (o metonimia, fate voi...).
RispondiEliminaMa forse si potrebbe pensare che il dolore fosse precedente all'azione raccontata. Perché lei era lì? Forse per vedere il suo uomo, magari in un attimo di distrazione della moglie? Forse non gli aveva ancora detto di essere incinta? Forse il dolore era proprio quello di aver saputo della gravidanza?
Forse sto andando di nuovo off topics... ;)