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domenica 9 gennaio 2011

Questioni tecniche: l'incipit (dubbi di Lorella)

Di recente abbiamo avuto modo (almeno alcune di noi) di riflettere sugli incipit e sono fatte varie affermazioni: da un lato, che l'incipit è una delle parti più importanti di un racconto/romanzo, dall'altro che non esiste un modo per insegnare a costruire un buon incipit.
Allora mi e vi chiedo: quali sono gli incipit più belli che vi è capitato di leggere? Siamo in grado di riflettere su come sono stati costruiti e sul perché ci sono sembrati efficaci? Oppure l'effetto è legato soprattutto alla soggettività del lettore e quindi non è possibile dedurre alcuna regola dai grandi scrittori?

6 commenti:

  1. Secondo me non esiste una regola generale per costruire un buon incipit, così come non esiste un incipit bello in assoluto.
    Quando ho letto questo post di Lorella, mi è venuto in mente un libro che avevo e (maledizione!) non lo trovo più ed è fuori catalogo. Si intitolava "Era una notte buia e tempestosa" e raccoglieva centinaia di incipit. Era divertente e istruttivo leggerlo, proprio perché si capiva che non esiste l'incipit che va bene per tutti.
    Ad esempio, penso che "Quel ramo del lago di Como" con tutto quello che ne (con)segue, probabilmente non sarebbe adatto a introdurre un romanzo thriller ambientato nei bassifondi di Chicago, a meno che non lo si usi "per contrasto".
    L'altro incipit famosissimo "Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo" è perfetto per Anna Karenina ma credo che stonerebbe in un romanzo intimista contemporaneo che tratta, che so, di una coppia gay che vuole avere un bambino...
    Insomma, a ognuno il suo.
    Poi c'è da dire che gli incipit molto descrittivi vanno bene in un romanzo, ma in un racconto ci vuole qualcosa di più conciso.
    C'è anche il fatto che - contrariamente a quanto accade negli articoli giornalistici in cui devi rispondere subito a tutte le domande (who, what, when, where, why) - nell'incipit di un romanzo è meglio non svelare tutto subito, sennò chi continua la lettura?!

    Questo è quello che mi viene in mente sugli incipit, ma sono cose che sappiamo tutti.

    Io non ho un incipit preferito, però di solito preferisco quelli "cinematografici" che partono con una panoramica poi stringono man mano, però non sono male anche quelli che partono di botto con un'azione "fondamentale" per il successivo intreccio. Dipende.
    Anita Brookner, una delle mie autrici preferite, inizia "Hotel du lac" (uno dei miei romanzi del cuore) così: "Dalla finestra si poteva vedere soltanto un'area grigia in dissolvenza".
    Una frase del genere apre a qualunque cosa e ti costringe ad andare avanti per capire qual è l'area grigia in dissolvenza, dov'è la finestra, chi è che sta guardando... Magistrale.

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  2. Questo non è l'incipit che preferisco, ma indubbiamente è uno di quelli più suggestivi che ho letto di recente:
    "Ricordo ancora il mattino in cui mio padre mi fece conoscere il Cimitero dei Libri Dimenticati"
    già così a me basta per farmi venir voglia di prendermi un plaid, una tazza di cioccolata calda e chiudermi in una stanza finché non sono arrivata all'ultima pagina.
    Ma Zafòn continua: "Erano i primi giorni dell'estate del 1945 e noi camminavamo per le strade di una Barcellona intrappolata sotto cieli di cenere e sole vaporoso che si spandeva sulla rambla de Santa Monica in una ghirlanda di rame liquido".
    Se fossi stata il suo editore, credo che mi sarebbero bastate queste poche righe, chiuse da questa metafora quasi barocca, per dichiararmi disposta a pubblicare il libro (che peraltro, personalmente, ho trovato un po' pesante nel seguito).

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  3. E che ve ne pare di questo?
    "Sono passati vent'anni e ancora gli sembra ieri. Anche perché il tempo, nella vita di un uomo, non si misura con il calendario ma con i fatti che accadono; come la strada che si percorre non è segnata dal contachilometri ma dalla difficoltà del percorso".
    Vediamo se indovinate chi è... ;)

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  4. Anche io penso che non esistano ricette per un buon incipit. Gli incipit sono catalogati, ma è un elenco che si fa a posteriori, usando quelli già scritti, quelli più riusciti quelli meno riusciti. Perchè a volte non è così folgorante, anzi mi è capitato di andare a rileggerlo dopo, magari a metà del libro. A volte ho scoperto che l'avevo letto distrattamente, a volte invece non era così potente da rimanere impresso. Così come a volte è troppo potente rispetto al resto. Forse è una questione di equilibrio. Se è il biglietto da visita non potrà nè essere esagerato e neppure essere troppo modesto. Personalmente considero incipit non solo il primo periodo con cui si apre un libro, ma almeno il suo primo paragarafo, ma questo è un problema mio. Il mio incipit preferito è di un libro di Milan Kundera "il gioco del riso e dell'oblio", ma è troppo lungo per essere riportato.
    Non ho indovinato il libro di Lorella, ma sarei comunque curiosa di sapere chi è.

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  5. Non è un vero incipit... perchè il romanzo inizia con un prologo, sicuramente necessario per la buona comprensione degli eventi che fanno seguito, ma non memorabile per scrittura.
    E' l'inizio del primo capitolo. Quando già sai qualcosa. Ma non tutto. Sei intrigato ma non avvinto. Sei pronto per l'orrore.
    Questo è l'incipit di uno dei miei libri di vampiri preferiti.
    "Buio. Sonno. Cosa. Rumori. Sonno. Dormire. Ancora un poco. Fastidio. Voglio dormire. Rumori. I vicini, forse. Voglio dormire. Ancora rumori. Quali vicini. Non voglio svegliarmi. E' buio. Ancora buio. Che ore sono. Presto. Tardi. Sonno. Buio. Robin. Amore. Sei tu. Sonno. Voglio dormire. Sonno. Buio. Sonno."

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  6. Non credo esistano delle regole per scrivere un buon incipit, se così fosse dovrebbe valere anche per quello che viene dopo (l'incipit), e sappiamo che non è così. Anche se per me l'incipit non sempre è determinante per l'acquisto di un libro (ma di questo abbiamo già parlato) devo però ammettere che quando mi conquista è per sempre.
    Un incipit che secondo me è strepitoso - in realtà il romanzo inizia con una prefazione, si tratta dell'inizio del primo capitolo - e vale la pena conoscere, anche se poi si sceglie di non leggere il libro, è: «Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo.Li.Ta.» Secondo me si tratta di un incipit straordinario, poiché in poche frasi Nabokov riesce a condensare la storia di una ossessione, e tutte le volte che lo leggo ne rimango profondamente sedotta e incantata.

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