Benvenuti in Letteratura e dintorni!

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Università aperta Giulietta Masina e Federico Fellini ha sede a Rimini e si occupa da anni di educazione permamente per un pubblico vasto e variegato per età, inclinazioni e interessi. Questo blog è dedicato in particolare a tutti coloro che frequentano, hanno frequentato o vorrebbero frequentare i nostri corsi di scrittura ma anche a tutti coloro che amano leggere, scrivere, confrontarsi su argomenti letterari.


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venerdì 7 gennaio 2011

Ancora sulle scuole di scrittura (da Manuela)

Oggi pomeriggio su RadioTre, nel programma Fahrenheit, si è parlato di
scuole di scrittura (qui qualche info:
).
Ospiti Antonella Cilento e Davide Longo della Scuola Holden. Non è stato
detto niente di nuovo per chi, come noi del gruppo scrittura, da tempo
frequentiamo questo argomento e queste scuole.
Quello che mi ha colpito, anche se non sorpreso, sono stati i commenti degli
ascoltatori, riportati dal conduttore che leggeva gli sms che arrivavano dal
pubblico. E' stata la solita sequela di banalità, secondo cui la scrittura
non si insegna, frequentando i corsi si impara a scrivere tutti allo stesso
modo, eccetera.
 
Personalmente trovo molto avvilente pensare che, in Italia, esiste ancora
questa visione "romantica" (come l'ha giustamente definita Longo) della
letteratura, e quindi gli scrittori sono delle persone che hanno "innata"
una capacità e un talento. Longo ha sottolineato l'aspetto "artigianale"
della scrittura, confrontandola con la pittura, il teatro e il cinema, che
si imparano nelle Accademie e nelle scuole deputate, cosa di cui nessuno si
scandalizza né sorprende.
 
A mio parere (e non solo secondo me) occorre distinguere il talento, ossia
ad esempio l'avere idee originali, dalla capacità tecnica, ossia il sapere
scrivere o dipingere o recitare. Su questo secondo aspetto agiscono le
scuole, che poco possono sul talento ma molto sulla possibilità di
migliorare le proprie potenzialità "pratiche" personali.
 
Un aspetto interessante citato da Longo riguarda l'importanza del rapporto
tra chi ha la stessa passione. Longo infatti sostiene che le scuole di
scrittura offrono anche la possibilità di confronto e influenza reciproca
tra chi frequenta questi corsi.
Ecco che qui torna anche la rilevanza, per noi del gruppo, di provare - se
vogliamo, se ci riusciamo - a continuare ad andare avanti insieme in questo
percorso.

5 commenti:

  1. In effetti, questo pensiero "romantico" nell'opinione comune c'è anche riguardo ad altri settori, come la pittura. Tante volte a scuola mi sento dire: "Sa, ma mio/a figlio/a non è portato per scrivere i temi", come se si dovesse "nascere imparati" (espressione napoletana che ho sempre trovato estremamente efficace). In realtà, questo diventa spesso un alibi per chi non ha la costanza di impegnarsi ad imparare il mestiere.
    Poi, è vero che il talento è un'altra cosa, che si tratta di una dote personale e forse anche di un insieme di fattori legati al rapporto tra la sensibilità individuale e il contesto sociale in cui uno scrittore si trova ad operare...sarebbe interessante studiare una "sociologia del talento"...

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  2. Scusate, mi sono resa conto di avere scritto in maniera un po' sgrammaticata, ma il senso credo sia chiaro.
    Bella l'idea della "sociologia del talento", un settore inesplorato, probabilmente.
    Tornando al tema delle scuole, io credo che studiare i metodi, le tecniche, i precedenti (chi ha operato prima di noi) sia sempre molto utile se non indispensabile.
    Invece, quest'idea del talento innato la ritrovo spesso anche nella mia professione, per cui si pensa che per fare il giornalista basta "saper scrivere bene". E, come dicono i colleghi, lavorare sul campo.
    A mio parere no: studiare, studiare, studiare sempre in tutti i settori. Certo che sul campo si impara moltissimo (anche nella scrittura narrativa) ma senza impegno, applicazione, ricerca, prove ed errori, non si va avanti.
    Hai ragione, Lorella, l'idea che si "nasce imparati", o "non imparati", è spesso un alibi per non doversi impegnare ad imparare...

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  3. Ricevo da Carla e pubblico:
    Visto che, nonostante i numerosi tentativi, non riesco a commentare direttamente sul blog e la faccenda mi ha veramente scassato i cabasisi come direbbe Montalbano, invio a te la mia opinione con preghiera di renderla pubblica. Magari si nascesse imparati! Sarebbe sicuramente più comodo ma toglierebbe il piacere di imparare. La sociologia del talento è un argomento che mi piacerebbe molto approfondire anche perchè sono convinta che è vero che tutto nasce dall'interno, ma le condizioni esterne hanno un bel peso ("Una poltrona per due" insegna). Credo che, a parte le doti innate, si possano acquisire numerosi altri elementi. Personalmente escluderei di avere queste doti o forse piuttosto che un corso di scrittura sarebbe meglio che frequentassi un corso di autostima. A presto.

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  4. Ci sono cose banali, di vita quotidiana che ho imparato, che ora mi riescono, ma che la prima volta che ho provato a fare ho pensato non ci riuscirò mai! Questo per dire che nella vita di tutti i giorni impariamo. Poi ci sono cose che ci riescono apparentemente senza troppo sforzo, per cui si dice siamo portati. Ho visto ragazzini con la fronte imperlata di sudore di fronte alle espressioni algebriche e altri angosciarsi sul foglio a righe per un tema. I genitori in questo dovrebbero solo tacere e magari se riescono ricordare! Sono del parere che molto, moltissimo si può insegnare e altrettanto si può imparare poi se vogliamo parlare dei risultati allora questo è un altro argomento. Le scuole di scritura serie, con docenti seri, senza personaggi che si improvvisano capaci solo per tirar su dei soldi, quelle scuole lì sono interessanti. Peccato che il pubblico di Radio Rai abbia perso un'occasione per dire cose interessanti, soprattutto con due interlocutori di quel genere!
    Possiamo anche dire che tutto influisce, il talento, l'ambiente, la predisposizione, un insegnate capace, il sacro fuoco della passione, la tenacia, la perseveranza, l'occasione giusta... nella scrittura, ma soprattutto nella vita, non vi pare?

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  5. Io credo che l'immagine dello scrittore "romantico" - per tornare alla tematica iniziale - sia molto dannosa e sminuisca il lavoro di coloro che scrivono, che invece è fatto di sacrificio, di ricerca, di studio e, perchè no, di arrabbiature e frustrazioni, proprio come il lavoro di noi "comuni mortali".
    Leggendo libri sulla scrittura e ascoltando interviste ad autori anche molto diversi tra loro, ci si rende conto come nulla sia frutto del caso. Che anche i "grandi" e non solo noi "pivellini" si scrontrano con le difficoltà di esprimere ciò che balena nel cervello e a cui, magari, non si riesce a dare corpo e anima.
    A me l'idea di uno scrittore che scrive e riscrive, prova, rischia, cancella, consulta un testo, scrive di nuovo, fuma una sigaretta, cancella e poi scrive ancora, piace un sacco.
    Mi dà la sensazione del valore di quello che ho fra le mani. Del fatto che in quelle pagine non c'è solo la felice illuminazione di un momento ma anche la fatica quotidiana, l'impegno, la volontà di dare il meglio di sè.
    Ci sono tanti modi per imparare a scrivere. E le scuole sono uno dei modi. Sicuramente non il più disprezzabile. Di sicuro, fatte seriamente, offrono tante opportunità. Poi sta alla volontà e alle capacità delle persone saperle cogliere.

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