In generale mi dimentico i nomi delle persone.
Non per sempre, mi tornano in mente, a volte, dopo due mesi che ho incontrato la persona e che ho sostenuto una conversazione difficilissima per non far trasparire che stavo cercando di ricordarmi il suo nome.
Soprattutto mi dimentico i nomi delle medicine, come fossero dei nomi di persona e quelli non mi tornano in mente mai! Lo so che ho questo problema e sto attenta, ma appena esco dallo studio del medico non mi ricordo assolutamente il nome della medicina che mi ha prescritto. Ho pensato fosse un rifiuto della malattia, dello stare male in senso generico. Non hanno nessun fascino i nomi delle medicine e a volte ho pensato che li dimentico bell'apposta.
Mio padre ha tre sorelle più grandi di lui di più di dieci anni. Abitavano in un'altra città e quando venivano a trovare i miei nonni che invece abitavano nell'appartamento sotto il mio, non facevano altro che raccontare tutte le malattie, i dolori, i disturbi che avevano avuto. Erano così minuziose nel loro racconto che riuscivano a ricordare anche i nomi di tutti i farmaci che avevano preso. Mi sembrava un talento incredibile, mi sembrava un talento che era giusto avessero le persone spesso ammalate, appunto come le mie zie.
Credevo che fosse una cosa che mi sarebbe venuta crescendo, diventando grande avrei sviluppato questa capacità, era una cosa da grandi.
A dodici anni ho avuto una reazione allergica dopo un'iniezione. Mia madre mi ha fatto ripetere come un mantra il nome del medicinale affinché non lo dimenticassi mai più nella vita. E quando sono stata più grande e ho dovuto dire se avevo allergie, il nome della medicina incriminata mi è salito alle labbra con evidente soddisfazione. Ma mi hanno risposto che era pressoché impossibile che fossi allergica a quel farmaco, sicuramente c'era qualcos'altro in quella medicina che mi ha causato la reazione allergica. Tutta fatica sprecata. L'unico nome che ricordavo era il nome sbagliato!
Ma ancora peggio è stato quando una mia amica mi telefonò per avere notizie di mia figlia che piccolissima aveva la sua prima febbre che necessitò di antibiotico. Mi chiese quale antibiotico il medico mi avesse prescritto, una domanda che era come un test per il pediatra “vediamo se ha fatto bene il suo lavoro”. Io, candida, le dissi che non ricordavo assolutamente il nome e lei mi rispose con un silenzio molto eloquente.
Ora ho smesso di torturarmi, non riesco proprio a tenerle in mente. Porto in borsa le confezioni vuote delle medicine da mostrare al farmacista come fossi una mentecatta.
Secondo me, Stella, dovresti togliere in fondo "come fossi una mentecatta", perché è una sorta di giudizio che toglie "oggettività" al testo.
RispondiEliminaLascia che siano i lettori a decidere se sei o no una mentecatta... :-)
Più correttamente avrei dovuto scrivere "sentendomi una mentecatta" perchè a prescindere di quello che possano pensare i lettori o il farmacista di turno, io è precisamente così che mi sento.
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