È nella prima foto che ho messo su facebook. Una foto di prima liceo, anno 1979.
E se penso alla fine dell’estate, penso a quegli anni e penso a settembre, quando si partiva tutti dalla casa di campagna dei nonni, perché presto sarebbe ricominciata la scuola.
La mia fine estate ha un profumo: è l’odore dell’erba tagliata nel campo della fiera che mi colpiva le narici, mentre la 128 rossa di mio babbo imboccava la strada principale del paese, lasciandosi alle spalle il Montone e
La mia estate finiva malinconicamente, dolcemente, lentamente; non c’era uno stacco netto, perché al paese si poteva anche tornare, il lunedì successivo, alla prossima fiera. Allora il prato si rianimava di bancarelle, di animali in vendita, di suoni, di odori; magari si riusciva a rivedere quel volto, a risentire quella voce...
La giostra cantava le canzoni di Pupo e si poteva trovare qualche ragazzo disposto a spingerti, sul calcinculo, per riuscire a prendere il fiocco e vincere un giro gratis.
Sullo sfondo, l’immagine del monte Titano lato B: non il profilo misterioso e imponente delle tre torri, non l’azzurra visione pascoliana, ma un monte scarno e brullo, con gruppi di minuscole costruzioni arroccate qua e là sulle sue falde.
Poi, cominciava un inverno lungo e freddo, senza cellulari, senza internet. Quando le distanze erano ancora concrete e dolorose, accorciate solo, di tanto in tanto, dalle lettere che una mia cugina e compagna di vacanze estive mi scriveva da Roma.
A volte qualche amico, durante l’inverno, riusciva a scendere a Rimini e mi veniva a trovare. Ma non era più estate, e non sapevamo cosa dirci.
Hai ragione, Lorella, in inverno l'unico contatto con gli amici estivi era rappresentato da qualche lettera che ci si scambiava. Era bello scrivere una lettera, quanta emozione ci si metteva. Adesso c'è la posta elettronica, non fai in tempo a scrivere che l'altro ha già letto :-). Sicuramente non è la stessa cosa. Viene a mancare il rito, la preparazione alla scrittura della lettera. Allora c'era la corsa in cartoleria per comprare il foglio, la busta e il francobollo. Poi si faceva la brutta copia e la si rileggeva mille volte. Infine la ricopiatura in bella copia, la chiusura della busta, l'affrancatura e la corsa a spedirla. A questo punto iniziava l'attesa. E quanta emozione quando la risposta arrivava!
RispondiEliminaVero, ricordo ancora l'ansiosa attesa del postino: lo aspettavo dalla finestra e lo spiavo per vedere se lasciava qualcosa nella mia buchetta. E il rito della scelta dei fogli e delle buste? Io le distinguevo anche in base al destinatario!
RispondiElimina