Benvenuti in Letteratura e dintorni!

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Università aperta Giulietta Masina e Federico Fellini ha sede a Rimini e si occupa da anni di educazione permamente per un pubblico vasto e variegato per età, inclinazioni e interessi. Questo blog è dedicato in particolare a tutti coloro che frequentano, hanno frequentato o vorrebbero frequentare i nostri corsi di scrittura ma anche a tutti coloro che amano leggere, scrivere, confrontarsi su argomenti letterari.


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domenica 29 agosto 2010

Letteratura: un baluardo in difesa della libertà. La deriva autoritaria dell'Italia

INTERVISTA A VARGAS LOSA - da "Il Resto del Carlino" 27/08/2010
(proposto da Barbara)

Bello, giovane con i suoi inimmaginabili settantaquattro anni, gentile come solo un gentiluomo sa esserlo, sorridente, elegantissimo. Ed è anche uno dei più grandi scrittori del mondo: Mario Vargas Llosa. Anche a Viareggio, dove è giunto ieri per ritirare il Premio Internazionale Viareggio-Versilia 2010, Vargas Llosa, nato ad Arquipa in Perù nel 1936, spende e spande il suo fascino di intellettuale innamorato della letteratura e attento all’attualità.
“La letteratura – ripete con immutato entusiasmo - dissemina immaginazione e spirito critico.
Leggendo un romanzo, una poesia, andando a teatro, ogni volta che entriamo in contatto col narrare noi scopriamo che esistono mondi diversi da quello in cui viviamo, e che il nostro è povero e mal fatto in confronto a quello offerto dalla letteratura. E da questo siamo spinti a desiderare il cambiamento, alla trasformazione. La letteratura genera insoddisfazione e l’insoddisfazione è il motore del progresso. La letteratura è uno strumento fondamentale della libertà”.
- Questa passione civile e ideale è abbastanza diffusa tra gli scrittori sud-americani ma non lo è altrettanto in Europa. Lei che vive tra Lima e la Spagna condivide questa impressione?
“Assolutamente. Nel Terzo Mondo esiste ed è forte e diffusa l’idea che la letteratura sia un elemento concreto all’interno della società, un elemento di progresso, di risoluzione di problemi, di stimolo collettivo e che quindi che a suo modo sia in grado di orientare la Storia. Da noi il mito della letteratura è molto importante nella vita dei singoli e della collettività. Qui in Europa ho l’impressione che la letteratura anzi la cultura in generale sia scaduta a livello di intrattenimento, osservo una deriva frivola, ludica. Preoccupante”:
“Una società in cui la letteratura sia relegata ai margini della vita privata e sociale in quanto lusso prescindibile, è una società destinata a diventare spiritualmente barbara, che mette in pericolo la sua stessa libertà”.
- Lei ha osservato che quella di considerare la letteratura come una “perdita di tempo” è un modo di pensare soprattutto maschile.
“Sono le statistiche che ce lo dicono: le donne sono la grande maggioranza dei lettori. E secondo me si può già cominciare ad osservare una sorta di indirizzo femminile nella cultura: sono contento per le donne, ma mi dispiace per gli uomini. Gli uomini subiscono maggiormente la terribile deformazione del nostro tempo per cui se un’attività non è immediatamente remunerativa in termini economici può o addirittura deve essere trascurata”.
- Questo ha conseguenze anche politiche?
“Certamente: un mondo fatto di persone super specializzate ma al tempo stesso incolte è un mondo che può più facilmente essere sottomesso e cadere vittima dell’autoritarismo”.
- Lei ha un vivo interesse per la politica, è stato anche candidato liberale alla presidenza del Cile. Che cosa pensa delle accuse di autoritarismo che vengono fatte al governo italiano e al premier Berlusconi?
“Disgraziatamente in Italia c’è una deriva autoritaria che ha l’appoggio popolare: un periodo di illusione collettiva in cui a volte un popolo, o la maggioranza elettorale di un popolo, cade: l’illusione dell’uomo forte”.
- Da liberale quali paesi indicherebbe come i più vicini all’ideale di buon governo?
“I paesi del Nord Europa che dalla socialdemocrazia sono passati gradatamente ad un liberalismo che mantiene gli aspetti positivi del socialismo – per esempio non ci sono dislivelli economici inaccettabili come in altre democrazie – e al tempo stesso sfrutta al meglio il mercato e le sue leggi. Nel Terzo Mondo il Cile è un paese che sta facendo molto in questa direzione soprattutto se confrontato con le altre democrazie sud-americane”.
- In lingua spagnola sta per uscire il suo nuovo romanzo, “El sueño del celta” che peraltro è già in traduzione anche da Einaudi. Di che cosa parla?
“E’ il romanzo di una vita vera, quella di Roger Casement, ‘celta’ in quanto irlandese divenuto console britannico in Congo al tempo di Leopoldo II e quindi nell’epoca del caucciù, nella seconda metà dell’Ottocento. Un personaggio straordinario che per la prima volta denuncia gli orrori del colonialismo e che, oltretutto, segretamente, è un indipendentista e si batte per un’Irlanda libera dal giogo inglese”.

4 commenti:

  1. Grazie, Barbara, è un'intervista molto interessante e, secondo me, ampiamente condivisibile. Anche Manuela notava, l'altra sera, che i gruppi come il nostro in Università aperta sono frequentati soprattutto da donne. Non per essere eccessivamente femminista, ma non sarà che noi abbiamo a volte "una marcia in più"? Io sono convinta che anche la politica funzionerebbe meglio se ci fossero più donne (donne vere, però, non quelle che scimmiottano gli uomini o che si appiattiscono sull'immagine stereotipata che gli uomini hanno delle donne).

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  2. Come non essere d'accordo?
    Condivido al cento per cento l'analisi di Vargas Losa su letteratura, passione sociale, diffusissima incapacità maschile di dedicarsi a qualcosa che non sia immediatamente remunerativo e - ahinoi - sulla situazione (sotto)culturale italiana.

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  3. Però, scusate, ma Vargas Losa è un uomo, quindi? Secondo me non si tratta di genere maschile o femminile. Si tratta di non sentirsi per forza migliori o peggiori. Si tratta di non stare sempre a perdere tempo a capire chi fa o chi saprebbe fare. Le donne fanno tante cose nel corso della vita, non tutte riescono bene, ma hanno una spinta che forse deriva ancora dal concetto della conservazione della specie. Gli uomini ne fanno una sola, sempre nell'arco della vita, e magari diventano eccellenze come lo scrittore di cui si parla.
    Vorrei comunque, in maniera provocatoria, ricordare che da madre si nasce, anche gli uomini.

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  4. No, Stella, mi spiace ma non sono d'accordo. Purtroppo il discorso di genere esiste eccome, anche se non si può generalizzare: è ovvio che ci sono tanti uomini in gamba e tante donne che non lo sono affatto.
    Ma la statistica non mente e le donne molto spesso sono più in gamba degli uomini e vengono considerate molto meno. Sono più disponibili, più attente, più desiderose di mettersi in gioco e di migliorare.
    Se il mondo (non solo l'Italia) è ridotto com'è, buona parte della responsabilità è degli uomini che hanno come unico obiettivo il potere.
    Non voglio fare la femminista o l'"antimaschile", ma basta avere gli occhi aperti e di esempi se ne vedono fin troppi nella politica, nella società, nella vita quotidiana.
    Se qualche uomo come Vargas Losa ha il coraggio e la consapevolezza di dire le cose come stanno, beh... a mio parere è un piccolo "eroe", perché oggi andare contro la massa sta diventando davvero eroico.

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