Benvenuti in Letteratura e dintorni!

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Università aperta Giulietta Masina e Federico Fellini ha sede a Rimini e si occupa da anni di educazione permamente per un pubblico vasto e variegato per età, inclinazioni e interessi. Questo blog è dedicato in particolare a tutti coloro che frequentano, hanno frequentato o vorrebbero frequentare i nostri corsi di scrittura ma anche a tutti coloro che amano leggere, scrivere, confrontarsi su argomenti letterari.


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domenica 21 agosto 2011

PRONTO SOCCORSO di Lorella Camporesi

Uno… due… tre… quattro…. cadono le gocce trasparenti della soluzione salina, lentamente, nel tubicino della flebo. Lui, semi- assopito per la febbre e per lo strapazzo del trasporto in ambulanza,  sonnecchia lamentandosi di tanto in tanto con parole spezzate che non riescono ad uscire fuori dalla maschera per l’ossigeno, fissata alla testa da un improbabile laccio verde smeraldo, che sembra un errore o uno scherzo. Ma i colori, qui, non sono né uno scherzo né un’espressione di gusto estetico.
Codice bianco, giallo, rosso e l’attesa si allunga o si accorcia di ore.
Camice bianco, giallo, verde e chi si occupa di te ti misura la pressione, o ti pulisce la stanza, o ti taglia la pancia.

Mi avvicino al distributore automatico che ho visto entrando, cerco delle monetine e seleziono una tavoletta di cioccolata. È la massima espressione di vita che mi venga in mente in questo luogo di dolore. Torno nella stanza d’attesa mangiucchiando come un ragazzino.
Uno… due… tre… inesorabili e lente le gocce trasparenti continuano a cadere nel tubicino. Lui, il padre di mio marito, è ancora assopito.  Ottantasei anni, asma, bronchite cronica, problemi cardiaci.
Penso che avrei dato volentieri un braccio, per poter assistere mio padre malato a ottantasei anni.
Invece lui è morto senza invecchiare. Senza preavviso, da solo, lontano.
Diceva che sarebbe vissuto cento anni.
Mentiva.
“Ogni cosa nella vita succede per un motivo. Ogni persona entra nella nostra vita per darci qualcosa”. Non ricordo se è un millantato proverbio cinese o una di quelle frasi ad effetto con cui si cerca di suscitare commozione negli stupidi telefilm americani che passano continuamente in televisione.
Mio padre è morto, per insegnarmi a rispettare la vecchiaia. Per insegnarmi che avere la bronchite cronica e il cuore che fa le bizze è una bella cosa, perché significa che sei ancora vivo.
Sto qui, e aspetto.
Il tempo del pronto soccorso scorre sulla base di fusi orari differenti.
Lui borbotta qualcosa, mi avvicino, mi sembra di capire che vuole dell’acqua. Prendo la bottiglietta e gliela porto alle labbra, tenendogli sollevata la mascherina. Sono contenta di far vedere a me stessa che sono lì per rendermi utile.
Sulla barella di destra, una donna mi chiede se la aiuto a coprirsi. È sola. È giovane. Forse la mia età. Le aggiusto il lenzuolo sulle gambe. Grazie. Si figuri.
Sulla barella di sinistra, una minuta anziana signora ha voglia di parlare. Mi racconta di un tumore all’occhio, un brutto colpo il momento della diagnosi, ma ora sembra che non avanzi, basta tenerlo sotto controllo. Peccato perdere la vista. Mi chiede se oggi, fuori, c’è il sole.
Mi dice: “Però, nonostante tutto, la vita vale la pena”.
Ogni persona entra nella nostra vita per darci qualcosa.
Mio padre mi ha dato un sacco di cose.
Io sono qui per assistere il sogno della vecchiaia di mio padre.

Lorella Camporesi

3 commenti:

  1. E' una pagina intessuta di dolcezza e di rimpianto. Rimpianto per chi, purtroppo, non c'è più e ci manca tanto. Molto bella la riflessione sulla vecchiaia e molto intensa la frase finale. Veramente bella.

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  2. Molto bello, Lorella, davvero. Mi ha ricordato la morte di mio padre. Non sono bei ricordi, ma sono momenti che non vanno dimenticati. Sembra retorica sirlo, ma la morte e la malattia fanno parte della nostra vita.
    Una realtà che faccio molta fatica a tollerare. Forse, come te, dovrei provare con la cioccolata...
    manuela

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  3. In effetti il pronto soccorso per chi ci passa molto tempo rischia di diventare meno un luogo di rispetto e più un luogo di lavoro come un altro...
    E' molto difficile riuscire a far sentire i pazienti seguiti ed al contempo rispettare la loro sfera personale.

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