di Laurence Sterne
Inauguro questa nuova rubrica con un libro a cui sono affezionata dai tempi (ahimé lontani) dell'Università, quando, nella mia vita precedente, studiavo con molto piacere le lingue e letterature straniere moderne.
Nonostante la definizione del corso di laurea, il libro in questione non è propriamente un romanzo moderno, perché risale alla seconda metà del diciottesimo secolo, ma io lo trovo interessante ed attuale nella struttura e molto piacevole per quella tipica ironia inglese che emerge da ogni pagina.
Ad essere onesti, non è proprio un libro che si legga in un giorno, essendo composto di quasi cinquecento pagine e scritto, ovviamente, in un "moderno" linguaggio settecentesco.
Tuttavia nella traduzione degli oscar Mondadori (che vent'anni fa costava 8.000 lire, ma non so quanto possa costare ora) è ancora ben leggibile, oltre che fornito di un'introduzione scritta da Carlo Levi.
Per darvi un'idea dell'originalità della struttura, posso dirvi che, pur presentandosi come romanzo biografico (come risulta evidente dal titolo), per veder nascere il nostro protagonista bisogna aspettare di arrivare a quasi metà del libro e non perché l'autore parta da lontano, ma perché "si distrae" e ogni volta che comincia a raccontare la nascita del protagonista, "perde il filo", lasciandosi conquistare da qualche particolare secondario della storia.
Ho trovato in questo libro l'ironia pungente di Swift unita ad un uso abilissimo della lingua e delle lingue (Sterne "saltella" con disinvoltura dall'inglese al francese, al latino) e perfino della grafica (disegna la lapide di marmo posta sulla tomba di un personaggio, usa degli asterischi come antenati dei nostri odierni "bip" televisivi...) e fa continuamente l'occhiolino al lettore, come quando si accinge, controvoglia (così dice) a scrivere un capitolo sui baffi, per mantenere una promessa.
Insomma, questo serio reverendo gioca con la letteratura e con il linguaggio come solo alcuni scrittori inglesi sono stati capaci di fare, perché, come dice dedica, è "fermamente persuaso che ogni volta che un uomo sorrida, ma più ancora quando ride, aggiunge qualcosa a questo breve frammento che è la nostra vita".
A proposito, Sterne ha scritto questo capolavoro all'età di 46 anni (quindi anche per me c'è ancora speranza...eheheh).
Lorella
Diciamo che un libro di 500 pagine in questo momento della mia vita mi spaventa moltissimo, però devo aggiungere che nonostante tutto mi hai fatto venire l'acquolina in bocca. E mi è piaciuta la benevolenza con cui hai parlato di un autore che si "distrae" in sottotrame. Di solito si dice che la fanno lunga con noiose digressioni. Vorrà dire qualcosa questa differenza!
RispondiEliminaStella.
Si, io lo trovo molto divertente questo suo modo di scrivere, sembra un po' un vecchio zio che comincia a raccontare qualcosa, ma poi, siccome è un po' rimbambito, si lascia attrarre dalle suggestioni del suo stesso racconto
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