Benvenuti in Letteratura e dintorni!

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Università aperta Giulietta Masina e Federico Fellini ha sede a Rimini e si occupa da anni di educazione permamente per un pubblico vasto e variegato per età, inclinazioni e interessi. Questo blog è dedicato in particolare a tutti coloro che frequentano, hanno frequentato o vorrebbero frequentare i nostri corsi di scrittura ma anche a tutti coloro che amano leggere, scrivere, confrontarsi su argomenti letterari.


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giovedì 18 novembre 2010

Correnti letterarie, generi et similia (riflessioni di Lorella)

Riflettendo sull'intervento di Valentina nel dibattito sul perché si acquista un libro, mi sono chiesta se la corrente letteraria a cui il libro appartiene ci influenza nella nostra scelta.
Come sapete, sono solita dire, ironicamente, che per me i grandi scrittori sono quelli morti, cioè quelli il cui valore letterario è in qualche modo affermato da una tradizione consolidata.
In questo caso è sicuramente più facile far riferimento anche alla corrente di appartenenza, fermo restando che
ogni scrittore e, direi, ogni libro, è un caso a sè, che non può mai essere ricondotto in toto alle caratteristiche standard di un certo movimento (anzi, forse la grandezza sta proprio nell'elaborazione personale). Più difficile resta sicuramente la "catalogazione" degli scrittori contemporanei.

Tuttavia, ogni corrente letteraria manifesta un'idea di letteratura, rispetto alla quale possiamo sentirci più o meno in sintonia; le nostre stesse preferenze nella scrittura denotano, anche se a volte non ne siamo del tutto consapevoli, un percorso privilegiato verso una o un'altra direzione.
Io ad esempio, che per mestiere la letteratura la insegno anche, spesso mi trovo a fare delle scelte, non so quanto consapevoli, togliendo o aggiungendo autori o testi dal mio programma.
E voi che ne pensate di correnti letterarie, generi e via discorrendo?

15 commenti:

  1. Nelle mie scelte di lettura a volte ho seguito percorsi strani, non proprio pensando a una corrente letteraria, ma quasi.
    Ad esempio, c'è stato un periodo in cui mi sono appassionata al gruppo di Bloomsbury e quindi Virginia Woolf, Vanessa Bell e compagnia.
    Riflettendoci, credo che la scelta di leggere libri di una certa corrente letteraria o di un certo periodo, rispondano non solo a un "gusto" o a una sintonia, ma anche al desiderio di approfondire le caratteristiche di quel periodo o corrente. Diventa quasi uno "studio", molto piacevole.

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  2. Io amo molto i romanzi storici (come è noto), forse perché mi piace molto la storia, studiata possibilmente non per battaglie e sovrani, ma nell'aspetto sociale e psicologico, per così dire. Per questo, come ho detto altrove, il Naturalismo è un periodo letterario che mi attira. Ricordo di essermi letteralmente innamorata dello stile dei Malavoglia, quando l'ho letto al liceo.
    D'altra parte mi piace molto anche il fantasy (ma qui, più che di corrente, si tratta di genere), quando non diventa troppo commerciale.

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  3. Per quello che mi riguarda navigo nel mare aperto del genere "minestrone". Ho attraversato il giallo, il noir, il fantasy, il fumetto (che non so se c'entra in questo discorso ma io lo infilo lo stesso).
    Con buona pace di chi guarda alle letture di cui sopra con un po' di puzza sotto il naso (che secondo me non ha alcuna ragione d'essere, ma si sa che esistono gli snob), ho frequentato con piacere anche letture più... "serie", ad esempio certa letteratura russa dell'800.
    Attualmente (ma neanche prima in realtà) né un genere letterario né una corrente letteraria guidano le mie scelte librarie, ma più che altro la curiosità e la voglia di sperimentare (se così si può dire nel caso della lettura).
    L'unica costante è rappresentata dalla poesia, che dalla scintilla scoccata con "Pianto de la Madonna de la passione del figliolo Jesù Cristo", di Jacopone da Todi, non ho mai abbandonato.

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  4. Hai voglia che c'entra il fumetto! Io trovo sia un genere letterario a tutti gli effetti, e quando ne ho la possibilità lo pratico con grande soddisfazione. Certe graphic novel - come le chiamano quelli che capiscono - sanno essere intense e coinvolgenti come i migliori romanzi. E sanno fare pensare... che è sempre un valore aggiunto.
    Recentemente ho potuto apprezzare alcune opere di Gipi, un disegnatore (ma definirlo così è riduttivo) di origine pisana. A parte che dipinge degli acquerelli che ti tolgono il fiato, le sue storie sono così vive, così vere, così scarne e al tempo stesso così intense, che per me hanno un valore letterario altissimo.
    Poi, naturalmente, è anche questione di gusti. :)
    Comunque le mie preferenze di un genere letterario rispetto ad un altro influenzano le mie scelte di acquisto sì e no. Sì, nel senso che ho generi che non apprezzo e quindi non frequento (tipo i legal thriller americani o le spy story alla Le Carrè, per intenderci). No, perchè quasi mai entro in libreria pensando "ora mi compro un noir" o "ora mi compro un romanzo di fantascienza".
    Piuttosto penso che è uscito n nuovo romanzo di Carlotto o di Evangelisti... ed è a questo punto che scatta il meccanismo del "lo voglio lo voglio lo voglio"... :)

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  5. Sono d'accordo, Francesca: il fumetto c'entra, eccome!
    Riguardo alle tue letture, forse non scegli un genere, ma se hai in mente alcuni autori, probabilmente apprezzi una certa corrente letteraria, piuttosto che un'altra...

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  6. Scusa, Lorella, ma perché ci tieni così tanto che una persona scelga le sue letture in base al genere o alla corrente letteraria?

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  7. Io il fumetto ho sempre pensato che fosse roba tipo topolino o l'uomo ragno. E non l'ho mai presto troppo in considerazione. Così se entravo in libreria quasi non lo guardavo, quello scaffale.
    Poi ho visto il film "V per vendetta" e ho scoperto che era tratto da un fumetto. Che rivelazione! Adesso quella sezione della libreria la guardo eccome! Non ho comprato molti fumetti, lo ammetto, ma per esempio Persepolis non me lo sono fatta scappare e ho imparato un sacco di cose che non conoscevo della storia dell'Iran.
    Quindi sono d'accordo con voi. Il fumetto è un genere molto piacevole ed interessante.

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  8. mah, io fin da giovine ho sempre letto di preferenza della sf (fantascienza per i non addetti). il mio primo libro "serio" e non da bambini che ho letto e' stato appunto un libro di sf, dal titolo "il lungo viaggio del signor carmody" di robert shekley. e da allora ho sempre continuato a frequentare il gerere come preferenza. poi, piu' avanti negli anni, quando ero all'universita' ho cominciato a diversificare e ora leggo molto i gialli, noir, libri tecnici e scientifici, e svariate altre cose.. non ho mai apprezzato piu' di tanto i classici, probabilmente perche' letti a scuola, e devo dire che non li apprezzo nemmeno adesso. li trovo abbastanza datati, alcuni addirittura proprio fuori dal tempo.
    per quanto riguarda il fumetto e' una scoperta tutto sommato recente, nel senso che, a parte i topolino che leggevo nel tempo passato (ma che leggo tuttora quando capita), ho cominciato a leggere prima alcuni manga in prestito da amici che ne facevano collezione e poi ho scoperto le cosidette graphic-novel, che devo dire apprezzo moltissimo :-)
    per concludere non mi sento di dire che appartengo ad un genere letterario, anche se ne ho qualcuno di preferenza (la sf in primo luogo).

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  9. Rispondo a Barbara: non è che io ci tenga, è che penso che spesso "apparteniamo" ad un genere o ad una corrente senza rendercene conto. Un po' come con le persone: ci sta simpatico qualcuno, magari a prima vista, e non sappiamo bene perché... ma se ci fermiamo a pensare, ci accorgiamo che le persone che ci sono simpatiche hanno tutte qualche tratto in comune, così come quelle che ci sono antipatiche.
    Quando facevamo il corso di poesia con Cristian, ho detto a Stella, dopo aver ascoltato alcuni suoi componimenti, che mi sembrava che lei fosse, anche nella poesia, attirata dalla narrazione e lei ha confermato. Mi è venuto in mente un corso che ho seguito all'università, che si intitolava "la tentazione teatrale", nel quale il docente dimostrava che alcuni grandi autori, pur avendo scritto opere svariate, sembravano essere attratti da uno stile teatrale.
    Quindi mi chiedo, e vi chiedo, se non ci sia, nelle nostre letture e nelle nostre scritture, un filo rosso, un carattere dominante, magari inconscio, che ci porta in una direzione piuttosto che in un'altra.

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  10. Personalmente la lettura negli anni ha costituito un percorso: momenti di piacere ma anche ostacoli, momenti di stallo e successive riprese.
    Se inizialmente ciò che mi colpiva e mi interessava era più che altro la storia narrata, in sé e per sé, con gli anni il mio interesse si è un po' spostato. Pertanto sempre più spesso apprezzo libri dove le storie magari sono più che altro un pretesto, e ciò che invece è veramente interessante è lo stile narrativo - possibilmente asciutto, incisivo e senza tanti fronzoli - la ricerca e l'innovazione linguistica, l'architettura del testo. Quindi la storia narrata rimane un po' in secondo piano.
    I laboratori di scrittura ai quali ho partecipato mi hanno sicuramente insegnato ad approcciarmi alla lettura in una maniera più consapevole e meno passiva.
    Adesso sono diventata più selettiva, nel senso che so che cosa mi può interessare e cosa no; questo naturalmente comporta anche una maggiore sicurezza nella scelta di un libro. Forse, alla fine, l'istinto a cui mi riferivo nel precedente post è soltanto questo: una maggiore conoscenza e consapevolezza di se stessi.

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  11. Quindi, anche senza darle un nome, in realtà prediligi una certa corrente, perché lo stile che cerchi non è, ad esempio, quello di una certa letteratura del decadentismo (ad esempio i romanzi dannunziani). Devo dire che personalmente condivido i tuoi gusti, mi piace lo stile che senza tanti fronzoli riesce però a comunicare tanto, ad essere incisivo. Ho qualche difficoltà in più con l'innovazione linguistica, che apprezzo solo se è moderata (mi va bene il Joyce dei Dubliners, meno quello di Ulisse), ma mi rendo conto che è un limite mio.

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  12. Secondo me non si tratta di limiti ma di gusti.
    Comunque quello che volevo dire è che non si è trattato di un percorso deciso a priori, ma di qualcosa maturato nel tempo e spesso senza una consapevolezza precisa.
    Quindi, a questo punto, che cos'è il gusto?
    Quanto si acquisisce strada facendo e quanto c'è di innato, con cui prima o poi dobbiamo fare i conti?
    Per quel che riguarda la scrittura: scriviamo ciò che leggiamo, nel senso che la nostra scrittura riflette le nostre preferenze letterarie e non solo.

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  13. I libri portano ad altri libri, a volte dello stesso genere a volte di genere diversi. Percorsi che penso trovino il loro perchè nel senso che ciascun lettore da al tempo trascorso leggendo. Posso trovare stretto un lettore che mi racconta che legge SOLO un genere, ma se penso ai miei momenti di innamoramento di Milan Kundera, di Gabriel Garcia Marquez, di Daniel Pennac, di Herman Hesse, di Sebastiano Vassalli, di Virginia Wolf... Momenti in cui non sarei riuscita a leggere niente di diverso da quell'autore. E' la stessa cosa, no?
    La scelta non si fa a priori, prima di entrare in libreria o in biblioteca. Personalmente voglio essere sedotta da una storia, dal modo in cui è narrata. Chiedo alla lettura di catturarmi completamente. E se questo non riesce allora penso ci sono storie che non mi appassionano, non mi colpiscono, non mi tengono lì e in nessun altro luogo. Ci sono classici che mi annoiano, ci sono libri storici che mi annoiano, ci sono generi che mi annoiano, di cui non riesco ad innamorarmi, anche i saggi non trovano sempre tutta la mia attenzione. Non lo so se è un limite, ma questo è! Massimo rispetto per chi ama Proust o i classici russi, o il Manzoni, o Stendal, o Goethe (non so neanche come si scrive), anche un po' di invidia, ma sono solo degli esempi di autori che proprio non arrivano al cuore. Poi li posso leggere per studiarli, per approfondire le tecniche di scrittura, ma quella è un'altra cosa.

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  14. Vorrei rifarmi all'osservazione posta da Barbara, cioè quanto c'è di innato e quanto di acquisito, nelle preferenze di ciascuno di noi.
    Naturalmente posso parlare solo per me e per la mia esperienza personale. Ma devo dire di essere debitrice ad un bel po' di persone, dei gusti e dei disgusti che ho manifestato nel corso degli ultimi anni. Amici che mi hanno suggerito autori, che mi hanno fatto scoprire generi (visto che di generi si sta parlando), che mi hanno socchiuso o spalancato porte di cui non sospettavo l'esistenza.
    Non mi considero una lettrice di gusti raffinati. Tutt'altro. Ma sono curiosa, lo sono sempre stata. E aver trovato persone che mi hanno aiutata a rendere costruttiva - e non fine a se stessa - la mia curiosità, la considero la più grande opportunità. E non solo per quanto riguarda la lettura... ma per tutto il poco (ahimè) di culturale a cui ho potuto avvicinarmi.
    Nel mio caso, quindi, il gusto acquisito è decisamente preponderante su quello innato. Ne sono consapevole. Come sono consapevole che ci sono ancora tanti autori, tanti generi, tante porte a cui mi posso avvicinare.
    E questa è per me una grande fortuna. :)

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  15. La domanda di Barbara è quasi filosofica e mi spaventa un po', ma direi che mi trovo d'accordo con Francesca nel dire che c'è tanto, sicuramente, di acquisito in ciò che preferiamo leggere.
    In particolare, riguardo ai classici, credo che molto dipenda dall'approccio con cui ci sono stati presentati: io ho amato moltissimo i testi che ho letto al liceo, Manzoni compreso; la scena della madre che consegna ai monatti il cadavere della figlia morta ancora mi commuove, per non parlare della sapienza letteraria delle frasi che alludono agli avvenimenti della vita di Gertrude, lasciando intendere tutto senza dire niente.
    Poi, però, non sono riuscita ad apprezzare affatto Brecht all'università. E questo, sia detto per inciso (e per legittima difesa, ehehe), non grazie o per colpa degli insegnanti: io odiavo la mia insegnante di lettere al liceo, mentre il mio docente di letteratura tedesca mi stava simpatico. Eppure...evidentemente la prima mi ha saputo presentare i testi in modo affascinante, cosa che non si può dire del secondo...

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