«Se siamo fortunati, non importa se scrittori o lettori, finiremo l'ultimo paio di righe di un racconto e ce ne resteremo seduti un momento o due in silenzio.
Idealmente, ci metteremo a riflettere su quello che abbiamo appena scritto o letto; magari il nostro cuore e la nostra mente avranno fatto un piccolo passo in avanti rispetto a dove erano prima.
La temperatura del nostro corpo sarà salita, o scesa, di un grado.
Poi, dopo aver ripreso a respirare regolarmente, ci ricomporremo, non importa se scrittori o lettori, ci alzeremo e, creature di sangue caldo e nervi, come dice un personaggio di Cechov, passeremo alla nostra prossima occupazione: la vita. Sempre la vita». (Raymond Carver)
Un'amica mi ha segnalato questo brano di Carver. Mi sembra interessante l'idea che la letteratura possa "togliere il respiro", anche se solo per un attimo.
I libri, insomma, come pausa dalla vita, momento di distacco dall' "essere".
Momento breve, per fortuna o per disgrazia, dato che poi, conclude Carver, la vita ritorna ad essere la nostra occupazione principale.
E' una sensazione che conosco, quella dei libri come "pausa dalla vita", o meglio, mi verrebbe da dire, come "vita altra": leggendo o scrivendo, quando riesco veramente ad essere in sintonia con la pagina che ho di fronte, mi sento risucchiata in una specie di spazio- tempo parallelo, che poco ha a che fare con le occupazioni quotidiane della mia vita. A volte non è facile riuscire a fare mente locale, chiudere il libro e tornare ad occuparsi di altro.
RispondiEliminaVeramente bella questa considerazione e descrizione. Arte nel parlare di arte, nel descrivere le sensazione che desta, i cambiamenti che può provocare in noi.
RispondiEliminaDel brano di Carver mi piace anche quel "momento o due di silenzio" al termine della lettura / scrittura.
RispondiEliminaMi sembrano considerazioni davvero importanti in tempi come questo, frenetici e bulimici, dove anche lettura e scrittura troppo spesso perdono il loro valore, per una diffusissima tendenza all'accumulo (leggere sempre di più, scrivere sempre di più...).
E invece no. Pausa. "Ce ne resteremo seduti un momento o due in silenzio".
Curiosamente, proprio stamattina, rileggendomi le satire di Orazio (lo so, non è molto normale, mettersi a leggere Orazio la mattina, mentre si fa il caffé...), ho trovato questo passo: "Ecco, Crispino mi sfida:- prendi le tavolette...vediamo chi è capace di scrivere di più - ... bene hanno fatto gli dei, che m'hanno creato ...di rare e scarse parole; e tu, come preferisci, imita pure i mantici di pelle di capra, che sbuffano senza sosta..." Anche lui pensava che i suoi tempi fossero frenetici ed avessero una tendenza all'accumulo di scrittura. In effetti mi sono venute in mente parecchie analogie tra la nostra epoca e quella imperiale, mentre pensavo al mio chirurgo...
RispondiEliminaLorella, finalmente ho finito di leggere l'ultima versione del tuo chirurgo e mi è piaciuto davvero tanto.
RispondiEliminaNe parleremo a voce, spero, c'è molto da dire.
Per adesso, complimenti...
Volentieri, Manuela, è la prima volta che scrivo una "cosa" così lunga e mi interessa moltissimo sentire qualche parere!
RispondiEliminaMi ritrovo molto in quello che scrive Lorella a proposito di "vita altra". Io non sono una grande intellettuale e ho un rapporto molto viscerale con quello che leggo. Non deve essere necessariamente di pregevole fattura. Deve trasportarmi lontano. E' per questo che, a volte, mi trovo ad apprezzare cose che, apparentemente, sono molto molto lontane dal mio sentire.
RispondiEliminaMi ricordo che, appena dopo laureata, passai un periodo molto cupo. Seri problemi in famiglia e in più l'incertezza delle prospettive che mi si aprivano. O, peggio, che NON mi si aprivano.
Per fortuna un amico mi regalò "Il Signore degli Anelli". Quel libro mi salvò la vita e lo dico senza esagerazioni. Quando il resto mi schiacciava, entravo lì dentro... e trovavo tutto lo spazio,l'ossigeno, i boschi, i cieli, il vento, le avventure, i sogni, la bellezza, di cui potevo avere bisogno.
Sono debitrice a Tolkien del mio - scarso - equilibrio mentale. Non lo dimenticherò mai. :)
Forse la lettura, come anche l'ascolto della musica, è un modo per sospendere il tempo, per crearsi una nicchia fra il "prima" e il "dopo" e infilarsi dentro, al riparo da preoccupazioni, angosce quotidiane. La lettura, a mio parere, richiede tempi lenti, sicuramente in contrasto con la frenesia che accompagna il mondo in cui viviamo. La "bulimia" di lettura e scrittura si inseriscono in parte anche in un contesto di "ansia da prestazione": dobbiamo domostrare di aver letto o di avere scritto.
RispondiEliminaIo non so se l'eccesso di lettura o di scrittura coincida con il tentativo di restituire alle parole il loro potere, ma oggi come oggi penso proprio di no, anzi mi sembrano sempre di più vuote e prive di senso. Quindi riuscire a trovare un libro, qualunque esso sia, capace di restituirci questo "incanto perduto delle parole" rimane sicuramente una esperienza da consumare fino in fondo.