Mi ricordo la mia classe, lunga e stretta, con diciassette banchi e le finestre da cui si vedeva il cortile. Mi ricordo la quinta H accanto a noi: una piazza d’armi, ma loro erano in trentuno. Mi ricordo Antonio, che aveva gli occhi azzurri e le maniglie dell’amore.
Mi ricordo i romanzi di Stephen King. Mi ricordo le guide con la Pegeoux azzurra dell’ACI. Mi ricordo che ne feci decine e poi mi bocciarono lo stesso. Mi ricordo i miei primi Doctor Martins. Mi ricordo il professor Travostini e il suo liceo ginnico femminile. Mi ricordo gli skinhead con i jeans, la maglietta bianca e le bretelle. Mi ricordo le panche scarabocchiate al Caffè della Camilla. Mi ricordo il coro dell’Adelchi e Montanari che leggeva in classe “I promessi Sposi”. Mi ricordo il New Note Records. Mi ricordo il mio primo album degli Smiths: in copertina un soldato con scritto sull’elmetto “Meat is Murder”. Mi ricordo la mia Pelikan verde caricata con l’inchiostro blu. Mi ricordo Manuela che disegnava con il carboncino. Mi ricordo “Platoon” al cinema. Mi ricordo “La famiglia Addams” alla tele. Mi ricordo gli ombretti della Pupa. Mi ricordo Salisburgo e la Sacher Torte. Mi ricordo i capelli tinti di biondo. Mi ricordo le feste con la musica dei Blues Brothers. Mi ricordo le lettere commerciali in tedesco “Sehr Geherte Herren…”. Mi ricordo la paura dell’esame di maturità. Mi ricordo come mi sembravano tutti fighi quelli che facevano l’Einstein perché studiavano latino. Mi ricordo la biblioteca della scuola che non ci andava mai nessuno. Mi ricordo il Cellophan il sabato sera. Mi ricordo il cugino della mia compagna di banco, Leonardo, bellissimo. Mi ricordo la prof di Geografia che spiegava la Rivoluzione Culturale. Mi ricordo Gorbaciov che doveva salvare il mondo. Mi ricordo mia nonna che voleva insegnarmi a fare la sfoglia “perché era ora”. Mi ricordo i soprannomi che davamo ai ragazzi per non farci scoprire a parlare di loro. Mi ricordo che qualcuno lo chiamavamo “Pennellone” ma non ricordo chi. Mi ricordo i compiti di ragioneria fatti con la radio accesa. Mi ricordo Radio San Marino. Mi ricordo Thomas Balsamini. Mi ricordo la 131 Supermirafiori di mio padre che non mi ha mai fatto guidare. Ovvio: non avevo preso la patente. Mi ricordo che ballavo tenendo fermi i piedi e muovendo la braccia. Mi ricordo che mi sentivo molto figa con il ciuffo sugli occhi. Mi ricordo che Morrisey era mio fratello. Mi ricordo il mio primo racconto umoristico: lo lessi in classe ma non rise nessuno. Mi ricordo che pensai che erano un branco di stronzi e non gli lessi più nulla.
Mi ricordo i romanzi di Stephen King. Mi ricordo le guide con la Pegeoux azzurra dell’ACI. Mi ricordo che ne feci decine e poi mi bocciarono lo stesso. Mi ricordo i miei primi Doctor Martins. Mi ricordo il professor Travostini e il suo liceo ginnico femminile. Mi ricordo gli skinhead con i jeans, la maglietta bianca e le bretelle. Mi ricordo le panche scarabocchiate al Caffè della Camilla. Mi ricordo il coro dell’Adelchi e Montanari che leggeva in classe “I promessi Sposi”. Mi ricordo il New Note Records. Mi ricordo il mio primo album degli Smiths: in copertina un soldato con scritto sull’elmetto “Meat is Murder”. Mi ricordo la mia Pelikan verde caricata con l’inchiostro blu. Mi ricordo Manuela che disegnava con il carboncino. Mi ricordo “Platoon” al cinema. Mi ricordo “La famiglia Addams” alla tele. Mi ricordo gli ombretti della Pupa. Mi ricordo Salisburgo e la Sacher Torte. Mi ricordo i capelli tinti di biondo. Mi ricordo le feste con la musica dei Blues Brothers. Mi ricordo le lettere commerciali in tedesco “Sehr Geherte Herren…”. Mi ricordo la paura dell’esame di maturità. Mi ricordo come mi sembravano tutti fighi quelli che facevano l’Einstein perché studiavano latino. Mi ricordo la biblioteca della scuola che non ci andava mai nessuno. Mi ricordo il Cellophan il sabato sera. Mi ricordo il cugino della mia compagna di banco, Leonardo, bellissimo. Mi ricordo la prof di Geografia che spiegava la Rivoluzione Culturale. Mi ricordo Gorbaciov che doveva salvare il mondo. Mi ricordo mia nonna che voleva insegnarmi a fare la sfoglia “perché era ora”. Mi ricordo i soprannomi che davamo ai ragazzi per non farci scoprire a parlare di loro. Mi ricordo che qualcuno lo chiamavamo “Pennellone” ma non ricordo chi. Mi ricordo i compiti di ragioneria fatti con la radio accesa. Mi ricordo Radio San Marino. Mi ricordo Thomas Balsamini. Mi ricordo la 131 Supermirafiori di mio padre che non mi ha mai fatto guidare. Ovvio: non avevo preso la patente. Mi ricordo che ballavo tenendo fermi i piedi e muovendo la braccia. Mi ricordo che mi sentivo molto figa con il ciuffo sugli occhi. Mi ricordo che Morrisey era mio fratello. Mi ricordo il mio primo racconto umoristico: lo lessi in classe ma non rise nessuno. Mi ricordo che pensai che erano un branco di stronzi e non gli lessi più nulla.
In molti di questi ricordi mi sono riconosciuta!
RispondiEliminaDal punto di vista tecnico, mi sarebbe piaciuto che qualcuna di queste frasi avesse avuto uno sviluppo maggiore, lo stile "elenco" è simpatico, ma lo spezzerei in alcuni punti con frasi di più ampio respiro.
Comunque l'esercizio mi stuzzica, adesso ci provo anch'io.
Anch'io mi sono ritrovata in alcuni di questi ricordi. Beata gioventù!
RispondiEliminaE, cavolo, mi sento molto "figa" io che ho fatto l'Einstein e ho studiato latino (che odiavo)...