Benvenuti in Letteratura e dintorni!

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Università aperta Giulietta Masina e Federico Fellini ha sede a Rimini e si occupa da anni di educazione permamente per un pubblico vasto e variegato per età, inclinazioni e interessi. Questo blog è dedicato in particolare a tutti coloro che frequentano, hanno frequentato o vorrebbero frequentare i nostri corsi di scrittura ma anche a tutti coloro che amano leggere, scrivere, confrontarsi su argomenti letterari.


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martedì 7 agosto 2012

fotogramma di un amore - di Simona Convenga


La casa sorgeva sul limite di una piazza, vicino alla chiesa di San Michele, proprio in fondo al borgo medievale, rosata contro l’acciottolato grigio, estesa in lunghezza, le finestre del prospetto non lasciavano che intuire il diramarsi delle stanze e l’intrico dei ballatoi all’interno, chiuse spesso a difesa della piombigna afa meridiana e dei nugoli di zanzare impazzite esalate dal canale di lentissima quieta corrente.
La finestra della stanza di Alfio compariva asimmetrica e ribelle sul prospetto, ricavata in un tempo sconosciuto a nobilitare il mezzanino e l’anta mal fissa inchiodava un rettangolo color vinaccia contro il muro esterno, svelando e negando in un gioco di luci e di illusioni spazi che forse non esistevano. Dalla strada sonora di ardesie e sassi di fiume solo quella finestra, a dispetto delle altre, si notava, persino da lontano, allo sguardo solitario e ridente di Marianna in bicicletta la maglietta incollata al petto dalla velocità, un’aria di Mozart fischiettata tra l’eterno broncio e una ciocca di capelli scuri in bocca, gli altri gettati dietro il collo con un gesto. Non vista, Marianna era profonda e sognante, cullata tutta sola da se stessa nella passione per Alfio, accanto a lui si dava come un contegno, una posa da intellettuale annoiata e indifferente per gioco, per non cadere precipitosamente quanto avrebbe voluto nel mistero della misurata silenziosità di lui.
Alfio dalle lunghe gambe, scarno e forte, uomo di spigoli grigi, spesso taglienti, mai motivati, poco indulgente, sorrideva come se singhiozzasse, stessa contrattura, stesso verso secco in fondo alla gola. Solo quei lunghi, lunghissimi abbracci dentro i quali si teneva stretta Marianna come se la volesse soffocare, dati all’improvviso, senza motivo che fosse salutarla o dirle vattene per sempre. Marianna persa per tutti quei minuti nello spazio di un respiro costretto contro il torace di Alfio, quando riprendeva fiato aveva paura che non la potesse lasciare respirare mai più. Gli regalava mentalmente quella paura: “nec tecum nec sine te vivere possum”, ritmando con il respiro e la lingua contro i denti stretti quei versi sognati prima che imparati a scuola, rimasti nella memoria come l’eco, vissuti ora nell’istante eterno di due giovani innamorati che se ne stanno in piedi, sulla soglia, abbracciati.


nota sull'autrice: Simona è un'amica "virtuale" di Università Aperta. Ho pensato che questo racconto, che mi ha gentilmente fatto leggere, meritasse uno spazio sul nostro blog. L'autrice non gli ha dato un titolo, quindi ne propongo uno io (indegno del racconto, ma abbiate pazienza).
Lorella 

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