Benvenuti in Letteratura e dintorni!

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Università aperta Giulietta Masina e Federico Fellini ha sede a Rimini e si occupa da anni di educazione permamente per un pubblico vasto e variegato per età, inclinazioni e interessi. Questo blog è dedicato in particolare a tutti coloro che frequentano, hanno frequentato o vorrebbero frequentare i nostri corsi di scrittura ma anche a tutti coloro che amano leggere, scrivere, confrontarsi su argomenti letterari.


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sabato 21 aprile 2012

Al lago - di Lorella Camporesi

Riprendiamo la "tradizione" dei "racconti della domenica", che avevamo un po' abbandonato per motivi di forza maggiore... Quello che segue è un racconto prodotto durante il corso di Michele Marziani, siete invitati a lasciare i vostri commenti e anche a proporre altri racconti da pubblicare...





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Aveva solo delle saldature fredde… sembrano a posto, ma se ci guardi con una lente, muovendo i componenti, sono staccate, hanno una crepa…
Odore di benzina. E di chiuso. Qualche macchia d’olio che il pavimento aveva assorbito e non era più possibile far venire via. Sul banco degli attrezzi, un paio di chiavi, un cacciavite, guanti da lavoro. Una lattina aperta di birra.
La luce del giorno filtra dallo spiraglio della porta basculante abbassata fin quasi a terra.
Una volta smontato bisogna rimuovere la gomma di spugna scaldandola per intenerire ll biadesivo, poi  bisogna dissaldare i sei fili rigidi. Con attenzione, è un lavoro non facile. Ok, ora togliamo le 4 viti Torx …Eccola, la schedina...
Suono del telefono. Si distrae per un istante, un istante solo. Il telefono, in soggiorno, continua a trillare: una, due, tre, quattro volte. Poi scatta la segreteria: “Ciao, sono io. Anna, ti sto cercando da ieri, perché non rispondi al cellulare? Richiamami!”
Ecco la saldatura da sistemare: bisogna togliere con attenzione lo stagno, non come quelli che ce ne riappiccicano sopra un altro po’. Poi si aggiunge dello stagno nuovo, ma poco, quanto basta, non è necessario  fare delle grosse bolle, non serve a niente.
Una goccia di sudore scivola lentamente lungo la tempia sinistra. Lui ripensa alla prima volta che ha preso in mano un saldatore.
Aveva dieci anni, più o meno. Con suo padre. Era bravo, era sempre stato bravo nei lavori manuali. Abile, preciso. Lo dicevano sempre anche a scuola. Istituto tecnico industriale. Abile a mettere insieme i pezzi, a riparare, ad assemblare. Anche la sua vita. Si era messo in proprio, si era comprato una casetta, si era scelto la donna giusta. Tutti i pezzi al loro posto. Era quello il segreto: mettere ogni pezzo al posto giusto.
La luce al neon sfrigola per un attimo. La guarda irritato. Appoggia con cautela il saldatore. Afferra la lattina di birra. Lavorare con la porta basculante semi- chiusa fa venire sete. Non circola abbastanza aria. Ma la lattina è vuota. Decide di entrare in casa a prendere qualcosa in frigo.
Sulla parete della cucina, accanto al frigorifero, la foto di un’estate. Lui, Anna e, sullo sfondo, una barca a vela sul lago. Si scola un’altra birra.
Perfetta, quella vacanza. Aveva organizzato tutto. Molto romantico. Era sicuro di riuscire a convincere Anna ad avere quel figlio che lui voleva da tanto. Era il momento giusto. Ma lei non si sentiva pronta. Titubava. Eppure lui era sicuro: quando una donna è incinta, le passa ogni dubbio. La gita in barca a vela sul lago, una cenetta a lume di candela, una bottiglia di champagne …all’ultimo momento lei aveva capito le sue intenzioni, aveva fatto la ritrosa, aveva finto di non volerlo più fare. Ma lui era andato dritto allo scopo.
Torna in garage: c’è il lavoro da finire. Il servosterzo deve essere rimontato sulla vettura. L’auto dev’essere pronta per la sera. Tutto deve essere perfetto. Ogni cosa al suo posto. La vita è un puzzle, più o meno complesso, ma comunque un puzzle nel quale far incastrare per bene tutti i pezzi.
Lei gli aveva tenuto il muso, nei giorni seguenti. Ma lui sapeva che le sarebbe passato. Avrebbero cominciato a fare progetti. Lui aveva già comprato il legno per costruire la culla: lei sarebbe stata entusiasta di una culla fatta a mano, unica, proprio per il suo bambino. Anna sarebbe stata una madre perfetta.
Un trillo. Il cellulare di Anna. Dev’essere rimasto da qualche parte. Lui si guarda intorno. Dentro l’auto. Anna ha appoggiato la borsa sul sedile. Lui infila la mano nel finestrino aperto, prende il telefono. Sul display il numero di casa della suocera. Certo, e chi si aspettava che fosse? Un amante? Gli viene da sorridere al pensiero. Non certo Anna.
Ma quando lui le aveva mostrato il legno per la culla, lei si era messa a piangere. Lei non voleva un figlio, gli aveva ripetuto. E non lo avrebbe avuto. Aveva già provveduto. Lui all’inizio non aveva capito che cosa intendesse dire. Allora lei glielo aveva spiegato più chiaramente. Era stato terribile. Per qualche minuto lui era come impazzito.
Lavoro completato. L’auto è a posto, ora. Fuori comincia a fare buio. È ora di andare. Lui si toglie la tuta, va a prendere la giacca appoggiata sulla poltrona in soggiorno. Si guarda un istante allo specchio dell’ingresso, si chiede se sarebbe meglio indossare anche una cravatta. No, troppo formale.
Torna in garage, apre il portabagagli, solleva il corpo di lei e lo sistema dentro. Fuori è completamente buio, ormai. L’auto si avvia lungo la strada, senza fretta, verso il lago.


Lorella Camporesi  

6 commenti:

  1. MOLTO carino! Il finale è una vera mazzata. No, non me lo sarei aspettata assolutamente.
    La struttura è costruita con molta accuratezza, così come la scelta del linguaggio "tecnico" è un valore aggiunto tutt'altro che noioso.
    Mi è piaciuto molto. Brava, Lorella. :-)

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  2. Grazie, Francesca, ben ritrovata! E' una delle nostre "produzioni" al corso di Marziani. Che ne dite di pubblicare qualcosa anche del vostro gruppo?

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  3. Molto volentieri spargerò la voce presso i miei "soci". :-)

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  4. Sono d'accordo con Francesca, anche secondo me la scrittura così analitica non è affatto noiosa in questo caso, anzi è molto piacevole perché il ritmo è veloce. Il racconto mi piace un sacco :-)

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  5. Questo racconto è super, ma te lo avevo già detto. Tienilo da parte che non si sa mai. Ciao. Carla-

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