Benvenuti in Letteratura e dintorni!

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Università aperta Giulietta Masina e Federico Fellini ha sede a Rimini e si occupa da anni di educazione permamente per un pubblico vasto e variegato per età, inclinazioni e interessi. Questo blog è dedicato in particolare a tutti coloro che frequentano, hanno frequentato o vorrebbero frequentare i nostri corsi di scrittura ma anche a tutti coloro che amano leggere, scrivere, confrontarsi su argomenti letterari.


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lunedì 26 dicembre 2011

Perché in Italia non si legge poesia?

Qualche giorno fa Cristian Conti, durante un corso da lui tenuto sulla didattica della poesia, evidenziava come i libri di poesia venduti in Italia siano pochissimi e ribadiva che per scrivere poesia (e anche per insegnarla ai ragazzi, visto che il corso era rivolto a docenti) è indispensabile leggerla.
L'editore Raffaelli, qualche giorno dopo, durante un'informale conversazione, mi confermava che i libri di poesia non si vendono e che una casa "storica" come Guanda ha deciso di chiudere la sua collana.
Raffaelli sottolineava però anche come questo fosse un fenomeno tipicamente italiano, perché all'estero la situazione è differente... d'altra parte è anche vero che all'estero si vende un maggior numero di libri in generale...
Ma perché noi italiani non leggiamo la poesia? E' la scuola che ce la fa odiare tanto? Sono la fretta e la prosaicità della vita quotidiana che ci tengono ancorati a terra non ci permettono di "volare"? E' la superficialità profonda (caspita, che bell'ossimoro!) che ci attanaglia? Io non ho una risposta, e voi?

16 commenti:

  1. Superficialmente credo che oggi si scelga una lettura "di consumo" fatta di battute forti, testi veloci...la poesia è un approccio paziente, digestivo alla lettura, fatto di pause, riposi...il successo di Volo & co. (che ho letto) dimostrano ciò. La poesia speventa anche per l'imprinting scolastico, molto basato sul concetto di memoria e parafrasi e meno sul canale emotivo, delle sensazioni.
    Ma la mia stessa storia mi mostra che l'amore per la poesia è solo un moto spontaneo, che parte da dentro..non educabile.
    Sono pienamente d'accordo che per scriverla si debba innanzitutto leggerne.

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  2. Ma scusate, se siamo un popolo di scrittori e non di lettori, come stupirsi che non si legga la poesia? E anche per scrivere di narrativa bisogna leggere. Comunque secondo me la difficoltà di leggere poesia sta nel fatto che la poesia necessita di attenzione, lentezza e sguardo attento. Cose che non sempre si riesce ad avere in ogni momento della vita. Si legge poesia, secondo me quando si può, quando lo si può fare bene o al meglio delle personali possibilità. E sì, anche la nostra scuola ha una buona parte di colpe, ma non tutte.
    Stiamo diventanto un po' "lamentoni", tra qualche tempo qualcuno scriverà "Si stava meglio quando si stava peggio"! e così avremo chiuso il cerchio.
    Per amare la poesia, per farsi attraversare dal suo potere immenso ci vogliono poi anche i giusti "Maestri" che non necessariamente sono i professori di italiano a scuola, ma sono quelli che non ti mettono il voto, non ti interrogano, ma condividono l'emozione.
    Mi auguro e auguro a tutti per il nuovo anno di trovare momenti, tempo e predisposizione emotiva per la poesia, ci faremmo tutti un grande regalo.
    Stella

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  3. La poesia scuote l'anima, la poesia è anche sofferenza, la poesia non è amata da tutti, solo i poeti amano i poeti.

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  4. interessante commento Maria, forse in Italia c'è il clichè che la poesia corrisponda con il male di vivere, l'angoscia, sentimenti non corrisposti. Sarebbe bello sviluppare anche il filone di una poesia gioiosa, ironica...forse qualcuno la prenderebbe meno "sul serio".

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  5. Onestamente a parte l'ironia amara di Trilussa, non riesco a ricordare altre situazioni "divertenti" legate alla poesia.
    In generale si racconta di conflitti, quindi le angosce e i sentimenti non corrisposti e il male di vivere, perchè diversamente sai che noia! Se non c'è qualcosa ci sveglia dal torpore come si fa a esserne colpiti?
    La poesia E' seria, ma non penso che solo i poeti amino i poeti, perchè allora torniamo al discorso che siamo tutti scrittori e non lettori!
    La poesia è difficile, ma questo non significa che sia impossibile. Interessante il dato riportato nel post relativo alla situazione all'estero. Ma sarà vero?
    Stella

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  6. Il commento sulla situazione all'estero è di Raffaelli, che per lavoro parla e frequenta anche editori stranieri; non so se sia suffragato da dati o sia solo una sua impressione, però lui ne sembrava molto convinto... d'altra parte leggevo stamattina che nella scuola in Finlandia c'è una grande promozione della lettura, che dà percentuali di lettori tra i ragazzi che noi possiamo solo sognarci (per onestà, è accompagnata anche da uno "scoraggiamento" nell'uso del mezzo televisivo, da parte di scuola, famiglia e istituzioni...). Ad ogni modo, la riflessione di Matteo sulla poesia gioiosa mi ha fatto venire in mente le belle cose che scriveva Cecco Angiolieri (che, certo, ora non sono molto fruibili, ma erano un filone interessante nel medioevo e oltre)

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  7. La poesia è emozione, i buoni maestri, ovunque siano (dentro o fuori scuola) insegnano a condividere le emozioni. Ma oggi si va troppo di fretta e non sempre c'è tempo, voglia, disponibilità ad agire sul piano emozionale, eppure è quello che fa più breccia nel cuore dei lettori, adulti o studenti che siano. Certo bisogna essere educati a decodificare il messaggio delle emozioni per recepirle.

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  8. Ma avete mai visto gli scaffali dedicati alla poesia nelle librerie? In quelle che frequento io non ho la sensazione che venga incentivato l'acquisto. Lo scaffale è piccolo, di solito condiviso con la sezione Teatro. Cosa di dovrebbe capire da questo? Nessuno vuola andare contro corrente, perchè vendere libri è un mestiere che dovrebbe essere remunerativo per chi lo fa. Quindi nessuno rischia, giustamente (?). Se si va in libreria così tanto per fare un giro, tanto per odorare quel buon profumo di carta e per ascoltare quel bel silenzio che c'è, ci sono meno probabilità che si prenda in mano un libro di poesie.
    Non solo nelle librerie è sempre più facile trovare le antologie di più autori piuttosto che le raccolte di un singolo autore, e poi di un singolo autore si trovano le raccolte più famose, e chi ha avuto la fortuna di frequentare i laboratori di Cristian sulla poesia ha capito che spesso bisognerebbe approfondire un autore in tutte le sue sfaccettature. D'altra parte i lettori forti di narrativa sono quelli che di un certo autore leggono tutto quello che ha pubblicato, perchè non lo facciamo anche con la poesia?
    Compro libri di poesia dopo che sono stata a qualche lettura, o a qualche conferenza, o sui suggerimenti che emergono dai laboratori. E voi?
    Se li comprate perchè?
    E poi li riscite a leggere?
    Stella

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  9. L'osservazione di Stella è molto vera e ci porterebbe anche a riflettere sulla politica di vendita delle librerie e dei grandi gruppi editoriali. E' vero che alle poesie si dedica poco spazio in libreria, così come ne dedicano poco le case editrici: chi pubblica poesia? e di quali autori? Personalmente capisco che l'economia abbia il suo peso, ma chi produce e vende libri ha anche una grossa responsabilità culturale. Vi invito a leggere, se non lo avete già fatto, la frase scritta a caratteri cubitali su una delle vetrine della nuova Feltrinelli davanti all'arco d'Augusto di Rimini, a questo proposito (poi, c'è da chiedersi se la stessa libreria in questione segua quanto ha scritto...)

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  10. Riguardo alla domanda di Stella, personalmente ho la tendenza, anche per la poesia, ha leggere scrittori "morti" (:D), nel senso che mi capita di andare in libreria e comprare raccolte di autori che ho studiato, perché penso che siano testi da avere, comunque, in casa. Poi qualche volta compro libri che mi vengono consigliati. Riesco a leggerli? Direi di sì, ma in modo molto diverso rispetto alla narrativa, non le raccolte tutte intere, ma con tempi lunghi, con pause e "ritorni".

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  11. Pause e ritorni, grande vantaggio della poesia.
    Invece io tendo ad acquistare libri di scrittori viventi, in generale, e anche per la poesia è così. Mi piacerebbe che qualcuno segnalasse una libreria qui nei dintorni, visitabile che investe diversamente nella poesia, se ce ne sono, che mette i libri di poesia in vetrina.
    E poi li compro e rosicchiando tempo che non risco ad avere li leggo.
    Ma io i libri di poesia li devo leggere e rileggere molte volte prima di avere la sensazione che qualcosa mi è arrivato, e voi?
    Rimanete folgorati alla prima lettura?
    Stella

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  12. A volte mi capita anche di rimanere "folgorata", anche perché quello che mi colpisce è il suono della poesia (sarà per questo che sento più distanti gli autori contemporanei?), però credo che la Poesia con la P maiuscola necessiti di riletture, perché non finisce mai di svelarci i suoi segreti. Poi, essendo la poesia un dialogo con il testo(come tutta la letteratura), molto dipende anche dalla nostra predisposizione del momento, dal nostro percorso personale ecc. Non è capitato anche a voi di ricevere dagli stessi testi messaggi diversi in momenti diversi della vostra vita?

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  13. A mio avviso è una questione di mera ignoranza. Nel corso del tempo la natura "assistenziale" dell'istruzione ha perpetuato il valore riassumibile dalla seguente equazione: per capire tutti si abbassa il livello. In questo modo creiamo alunni ed adulti livellati verso il basso perchè lo standard preso di riferimento è un' istruzione che per essere accessibile a tutti si incancrenisce su sandard medio bassi (e più sono ignoranti i genitori più lo saranno i figli). Credo invece che lo standard di riferimento debba essere un livello più alto dove cioè siano in grado di arrivare con facilità e naturalezza relativamente poche persone proprio per "sforzare" ed impegnare nell'attività dello studio la gran massa degli studenti che con la fatica vedrebbero raggiungere punte di eccellenza altrimenti irraggiungibili. Lo standar di riferimento si innalzerebbe di generazione in generazione creando una ricchezza umana ineguagliabile. Coloro che non riescono per problemi nell'apprendimento o altri svantaggi devono, e sottolineo devono, essere tutelati dallo Stato che deve dedicare loro maggiori attenzioni (soldi e risorse) nell'attività di classe con programmi, metodologie ed insegnanti appositi che li aiutano nell'apprendimento all'interno della classe stessa. In tal modo una classe potrebbe esprimere il massimo delle proprie potenzialità facendo crescere il livello culturale delle nuove generazioni e nel contempo aiutare e stimolare coloro che hanno difficoltà di apprendimento o sono semplicemente svogliati, sempre all'interno della medesima classe s'intende, ad ottenere un livello di istruzione consono alle proprie capacità ma comunque più alto di quello attuale. Insomma per far capire colui che un tempo lo avremmo definito "un asino" si abbassa la soglia di conoscenza sufficiente ad essere promossi creando mostriciattoli impermeati dalla cultura di un FIFA 2012. Tutto questo si inserisce in un progressivo impoverimento sociale ed umano che rifugge da tutto ciò che non è immediato, l'Italia d' altronde è più simile ad un grande Zelig che alla custode del più grande patrimonio artistico e culturale del mondo. L'ignoranza, in soldoni, è la nemica della poesia.

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  14. "Scandaloso è il perché della poesia. Non il motivo d'origine, la causa, la sorgente (che si ostinano al mistero), ma il fine, l'obiettivo dei versi in missione. Prevale l'inquietare il quieto. Far squillare invisibili campanelli nella vita della gente. Se rintoccano, significa che preesistono. La poesia è la miccia, non l'esplosivo. Quello è dentro di noi"
    di Ezio Savino

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  15. A proposito dell'intervento di Maurizio, vorrei dire che il suo discorso è valido per ogni materia insegnata a scuola, anche storia o scienze o geografia. Comunque i generalismi non mi piacciono, i discorsi che raggruppano le persone in grandi categorie non mi piacciono. E' vero che non sembriamo il paese che custodisce un grande patrimonio culturale, ma il discorso di abbassamento, di ingnoranze di ritorno o di responsabilità dei genitori, lo farei con molta più cautela. Gli ignoranti, i disinteressati nei confronti della cultura sono sempre esistiti anche quando la scuola era forse un ambiente più formativo di oggi. Così come le persone che avessero nei propri obbiettivi far soldi, molti soldi attraverso talenti inestistenti o super valutati! Ma la poesia, l'argomento di cui si parlava è anche altro. Altro dalla scuola, altro dalle regole commerciali che la uccidono, altro dai mezzi di comunicazione che la ignorano eppure, eppure sopravvive. Forse i ragazzi quelli che frequentano la scuola superiore non la amano perchè la devono studiare, ma la praticano, malamente senza regole, senza riconoscere l'endecasillabo, o stare dentro la terzina. Magari usando solo la rima baciata che fa tanto rep. Ma la praticano ugualmente, perchè certe cose non cambiano.
    Stella.

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  16. Salve sig.ra Stella ho apprezzato molto la Sua risposta ma non riesco a concordare nel fare di molta (non di tutta) l'erba un fascio. L'ignoranza uccide qualsiasi forma di sensibilità propositiva e recettiva, e come anche Lei vedrà, nel quotidiano è talmente diffusa che nemmeno riusciamo più ad indignarci da tanto si è infiltrata nel tessuto sociale. Siamo ignoranti per strada, a scuola, al lavoro, in famiglia, verso il forestiero, verso ciò che è diverso ma soprattuto verso ciò che non conosciamo. COme possiamo apprezzare il dono della poesia che nasce e scava nell'anima quando non riusciamo nemmeno a salvaguardare noi stessi da questo depauperamento di sensibilità, di intimità, di profondità? Leggiamo meno di tutti, la poesia non vende, non vi è quasi più una introspezione costruttiva che non ci permette di capire chi siamo e se non lo capiamo noi come possono i nostri figli essere meglio di noi? Su quali basi? Non nascondo di essere pessimista in questo campo, la scuola potrebbe essere una splendida ancora di salvezza ma non lo è perchè si è deciso di sbindellarla e lasciarla di fatto in mano a coloro che dentro la scuola danno l'anima ma senza risorse, senza appoggi. Tutto cade a pezzi in questo paese disastrato, compreso le nostre anime (non di tutti per carità, ma di molti, ed è la moltitudine che dona i tratti somatici da un popolo). La poesia soffre molto di più di qualsiasi altra "materia". Perchè non solo bisogna capirla ma in primis bisogna "sentirla". In generale (ahimè, in generale) siamo un popolo seza orecchie.

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