Benvenuti in Letteratura e dintorni!

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venerdì 4 novembre 2011

DI FRONTE AI CLASSICI

A colloquio con i greci e i latini.
a cura di Ivano Dionigi

Quest'estate sono andata, insieme a Barbara al Festival della filologia, che si è tenuto a Pesaro ed ho acquistato questo volume della BUR, che contiene una raccolta di riflessioni di personaggi di varia estrazione culturale, tra cui, tanto per fare qualche nome, Cacciari, Eco, Sanguineti, Traina, Manfredi, Pontiggia, Ravasi.
La mia passione per l'argomento è ormai nota, quindi non starò qui a lodare il testo o a consigliarne l'acquisto a chi, magari, lo troverebbe noioso, perché non condivide questo "sacro fuoco". Vorrei, invece, più che recensire, aprire un dibattito in merito, visto che la tentazione del classico ha contagiato anche qualcun altro e Matteo ci ha offerto quel bel racconto della domenica (che, se non lo avete letto, dovete assolutamente leggere!).
Riporto quindi alcune frasi della quarta di copertina, in cui ci si chiede:
"Le antiche voci di Atene e Roma parlano ancora ai cittadini delle metropoli del terzo millennio? Cos'hanno in comune Omero, Virgilio, Agostino con la nuova trinità Inglese- Internet- Impresa? I classici greci e latini sono dei compagni di viaggio o un esercito di morti?"
A queste domande hanno dato la loro risposta i vari letterati, scienziati, biblisti, filosofi, storici nei loro interventi raccolti nel testo, ma a me piacerebbe conoscere la vostra...

8 commenti:

  1. questo commento mi sembra poco chiaro, che cosa intendevi, caro anonimo?

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  2. I classici vanno studiati e studiandoli si rischia o di amarli o di detestarli per tutta la vita. Sono così lontani dal punto di vista temporale che per amarli a ogni riga bisogna attualizzarli e a quel punto inchinarsi per la lucidità delle loro visioni sull'uomo già allora che non eravamo stati scandagliati dalla psicoanalisi. Personalmente non mi comprerei un libro così, ma sono stata a diverse conferenze, dibattiti con professori capaci e competenti che mi hanno fatto sentire meno lontana e impaurita. Comunque per rispondere alla domanda secondo le antiche voci parlano al cittadino momderno solo se c'è qualcuno che traduce almeno la forma e la rende comprensibile.
    Stella
    ps l'anomino di prima non sono io

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  3. allora restiamo nel dubbio di sapere che cosa volevano dire quelle tre "i"... :D
    Personalmente penso che i classici siano una fonte inesauribile di spunti di riflessione sull'esistenza umana in generale e sull'esperienza linguistica in particolare. Mi piacerebbe che ci fossero anche oggi più voci che li rendono comprensibili, come dici tu, Stella, perché figure immortali (pensiamo a quante volte è stata rivisitata la figura di Ulisse) rischiano di perdersi per la nostra incapacità di cogliere oggi il senso del simbolico.

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  4. Ricordo benissimo il festival della filologia di Pesaro,è stato molto interessante, così come è interessante l'argomento proposto da Lorella, anche se personalmente sto ai classici latini e greci come "a' buzzicona" del famoso episodio cinematografico "Vacanze intelligenti" con Alberto Sordi, sta alla Biennale di Venezia. Quindi, come avrete capito, sono molto ignorante in materia, e quel poco che ho studiato a scuola è stato alla stregua di una spolverata di zucchero a velo su di una torta appena tolta dal forno. Però mi piace sentirne parlare, soprattutto da chi, come Lorella, ne parla con cognizione di causa e passione.
    Faccio soltanto due osservazioni, rimanendo però ai margini dell'argomento. Una riguarda i luoghi comuni che circolano attorno alla materia. Uno per tutti: "i classici sono maestri di vita".
    Ecco, una persona che mi liquida l'argomento in questo modo, mi fa pensare malignamente che o non li ha letti, ma si vergogna a dirlo e usa il salvagente, oppure li ha letti, gli hanno fatto schifo, ma non lo ammetterà mai, e pensa di salvarsi la faccia con una frase del genere.
    E questo mi porta all'altra osservazione, e cioè ritenere i classici greci e latini come intoccabili, pertanto guai a chi osa criticarli o metterli in discussione. E' giusto che in letteratura (e non solo ma qui si parla di letteratura) ci siano gli "intoccabili"?
    Per finire: tra chi mi parla dei classici in questione definendoli "maestri di vita" e chi onestamente mi dice che o non li ha mai letti, oppure li ha letti e gli hanno fatto venire le coliche intestinali, però mi parla con competenza, frutto di una elaborazione personale, dei manga giapponesi, preferisco il secondo.
    Le voci di Roma e di Atene ci parlano ancora? Probabilmente sì, purché questo avvenga attraverso l'elaborazione personale e originale di chi studia queste voci con onestà e passione.

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  5. L'errore è proprio quello di ritenere i classi intoccabili, come dici tu. Troppo spesso vengono presentati come statue di marmo (le stesse che li raffigurano) e ci dimentichiamo della vita che vi pulsa. Certo, per coglierla è necessaria una mediazione, quando meno linguistica, ma la loro bellezza si riscopre, secondo me, proprio nella loro vitalità. Per questo mi è piaciuto molto il racconto di Matteo, perché rende vivo dal di dentro un episodio mitologico. Quanto amore, quanta passione e disperazione giovanile c'è nelle poesie di Catullo, un ragazzo innamorato e tradito che, se fosse vissuto oggi, avrebbe fatto parte del cosiddetto "club dei 27"... e quanta vita nei personaggi delle metamorfosi di Ovidio...

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  6. ciao! mi potresti confermare che in questo libro c'è il testo dello spettacolo "La cantata del fiore" di Cerami come sembra in questo link:
    http://www.vincenzocerami.com/shells/04_cantata_fiore_libro.htm

    Grazie mille!

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