recensione di Matteo Biserna
Stephen King, oltre 500 milioni di copie vendute, autore di IT e Carrie, ci porta nel suo mondo: la scrittura e lo fa con un saggio semplice, autobiografico, che non è un manuale. King ha lasciato riposare a lungo questo testo, ritenendolo in principio poco interessante, e lo ha ripreso solo dopo l’incidente, che, nel 1999, gli è quasi costato la vita.
Le 301 pagine sono divise in un breve racconto degli esordi dell’autore e in una parte di riflessioni a ruota libera. Nell’avvicendarsi delle pagine lo scrittore sforna consigli utili, partendo dalle forme grammaticali più incisive, fino alla costruzione e alla crescita della psicologia dei personaggi, senza tralasciare i trucchi e le astuzie per farsi pubblicare. L’indicazione più stimolante, a mio avviso, riguarda l’approccio alla pagina bianca:“…non dovete affrontare alla leggera la pagina bianca”, lo stallo si può superare solo scrivendo di ciò che si conosce meglio e di ciò che piace, in breve, se conosciamo bene il nostro gatto dovremmo cominciare a scrivere proprio di lui e se amiamo l’horror, ben venga una storia horror sui gatti. In Pet Semetary, infatti, King l’ha fatto e i risultati mi sono parsi ottimi. Nell’impostazione tecnica che King descrive, c’è poco di innato, di creativo in senso classico, c’è invece l’importanza di possedere una ben fornita "cassetta degli attrezzi" (e i muscoli adatti per sollevarla e portarsela appresso), un vocabolario ricco, una grammatica sicura e una competenza stilistica, che permetta di evocare ciò che si vuole comunicare. Dietro il best-seller c’è, quindi, duro lavoro, documentazione minuziosa e ore di pagine accartocciate sotto la scrivania. La prima stesura del testo avviene a “porta chiusa”, mentre la revisione “a porta aperta”, permette l’ingresso del mondo esterno nel testo. Per dimostrare passo-passo questa operazione, nelle ultime pagine del volume, King mostra un racconto nella prima stesura, quindi apporta le correzioni, i tagli, sia per quanto riguarda la lingua che la sintassi. Spesso scrivere è un lavoro di sottrazione, non di pura addizione, si parte da blocchi di materiale grezzo e grossolano e si scalpella per estrarre l’essenza della storia, come ci ha mostrato anche Raymond Carver.Nel libro c’è ancora molto altro, tutti scriviamo per qualcuno, reale o immaginario, si tratta di trovare il proprio “lettore Ideale” e proseguire a scrivere per lui.On Writing di Stephen King
Traduzione di Tullio Dobner
Pag. 301- Edizioni Sperling & Kupfer (Narrativa)
ISBN 88-200-3101-9
Traduzione di Tullio Dobner
Pag. 301- Edizioni Sperling & Kupfer (Narrativa)
ISBN 88-200-3101-9
Bella recensione, Matteo. Di Stephen King ho letto solo un romanzo, ma questo "On writing" dev'essere davvero interessante e tu hai reso molto bene la struttura del testo e la sua utilità.
RispondiEliminamanuela
Interessaante il discorso della prima stesura "a porta chiusa", seguita da un'altra "a porta aperta"... devo rifletterci un po' su.
RispondiEliminaNon conoscevo questo libro e mi sembra molto interessante. Di Stephen King ho letto soltanto "IT" e mi è piaciuto molto. Concordo sul fatto che la prima stesura di una storia debba essere "a porta chiusa" (la scrittura necessita di solitudine) e la revisione "a porta aperta", così da far entrare il mondo esterno nel testo.
RispondiEliminaGran bella recensione, Matteo.