Già da qualche giorno è stato assegnato il premio Nobel per la letteratura, quest'anno a Mario Vargas Llosa.
Io non ho mai letto nulla di questi autori e voi? Pensate che sia un Nobel "meritato"?
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«L'onda di creatività che si è diffusa in America Latina a partire dagli anni Sessanta e che ha trasformato la regione in un motore del cambiamento su scala globale deve molto a Mario Vargas Llosa, che è una delle figure centrali di questo rinascimento culturale», ha scritto l'anglista Georgia Brown, in una nota diffusa dal comitato dei Nobel. «Llosa è una figura controversa, un antagonista sia della destra sia della sinistra - prosegue Brown-. È sempre stato uno scrittore impegnato politicamente: ciò che dà consistenza alla sua posizione è la sua forte ostilità a qualunque autoritarismo, il suo impegno per la libertà e i diritti individuali che lo rende scettico verso tutte le identità collettive. Per Llosa, la letteratura dà al lettore un terzo occhio che gli consente di vedere ciò che manca o che non funziona nel mondo reale. Ci lascia un desiderio di impossibile».
RispondiEliminaHo estrapolato questo testo da un articolo che potete trovare qui: http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2010-10-07/premio-nobel-letteratura-vargas-130132.shtml?uuid=AYfBWaXC
Forse sto diventando una vecchia moralista, ma l'idea di uno scrittore "impegnato", che non scrive romanzi solo piacevoli, mi colpisce sempre molto.
Di questo autore ho letto due libri: "La zia Julia e lo scribacchino" e "Avventure della ragazza cattiva". Non sono rimasta particolarmente colpita dall'impegno politico dell'autore, mentre ho apprezzato moltissimo le storie, i suoi personaggi. Nel primo che ho letto, La zia Julia..., ci sono moltissime storie inventate da un pazzo scribacchino che sarebbero meravigliosi spunti di scrittura! Per apprezzare la motivazione a questo prestigioso premio forse avrei dovuto leggere altri romanzi da lui pubblicati?
RispondiEliminaConfesso la mia ignoranza in materia: non ho mai letto nulla di Vargas Llosa. Ovviamente correrò ai ripari, ma mi permetto lo stesso di commentare i commenti precedenti: sono d'accordo con Barbara, quando dice che apprezza uno scrittore impegnato, cosa che non contrasta con quello che afferma Stella, tutt'altro. Penso che un grande scrittore debba saper scrivere belle storie, dalle quali la sua visione del mondo può emergere in modo "naturale", per così dire. Le storie costruite in funzione della dimostrazione di una teoria politica raramente diventano grande letteratura.
RispondiEliminaIo ho letto "La guerra della fine del mondo". Si tratta della riscrittura della storia di Canudos, un piccolo paese nel Nordest del Brasile, avvenuta alla fine dell'Ottocento. In questo libro lo scrittore parte quindi dalla realtà, da un fatto accaduto, per scrivere un romanzo e fa quello che la letteratura dovrebbe anche fare: parlare della realtà attraverso la finzione. Nel romanzo sono molto evidenti sia l'impegno civile di cui parla Manuela sia le qualità letterarie di cui parla Stella. Ritengo che la scelta di attribuire il Nobel a Vargas Llosa, oltre al fatto di attribuire allo scrittore il riconoscimento che si merita, sia anche un messaggio lanciato al mondo degli intellettuali, a volte un po' troppo presi dal proprio "personaggio" e troppo poco dalla letteratura e dall'impegno civile. Perché, comunque la si pensi, quando si maneggiano delle parole si ha una responsabiltà nei confronti della società. Anche a questo proposito ritengo che l'atteggiamento scelto da Vargas Lolsa di non sovrapporsi ai propri romanzi sia degno di nota. Secondo me certi presunti scrittori (o spacciatori di presunta cultura) nostrani, ormai più personaggi da reality che altro, avrebbero molto da imparare.
RispondiEliminaIo lessi un libro di Vargas Llosa tanti anni fa. Troppi per ricordarmene. Per cui non mi sento di dare un parere sull'opportunità di conferire a questo scrittore un premio così prestigioso. Almeno non per quanto riguarda la sua "bravura" letteraria.
RispondiEliminaPerò voglio ricollegarmi a quello che ha scritto Barbara, e su cui mi trovo completamente d'accordo. Non so se è solo un problema italiano... ma troppo spesso ho la visione di autori, anche qualitativamente modesti, i quali amano atteggiarsi a star. La definizione di Barbara "personaggi da reality" è perfetta. Personaggi, non più persone... e meno che mai intellettuali. E portavoci di quella superficialità che ormai sembra consumare, da dentro, tante espressioni artistiche e di pensiero.
Con questo non voglio dire che, perchè sei uno scrittore, devi per forza "fare politica". Ogni persona deve seguire le sue inclinazioni personali, per carità. Ma devi comunque tenere presente la responsabilità che il tuo ruolo ti attribuisce. E non diventare, possibilmente, il simulacro di te stesso.
Mi piacerebbe avere i nomi e cognomi di questi sedicenti personaggi da reality. Giusto per essere precisi che non guasta mai.
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