Tra testi, poesie e recensioni, vorrei proporvi un nuovo argomento di discussione/riflessione, che potrei sintetizzare in questa domanda: quali sono, oggi, i canali più efficaci per pubblicizzare e vendere libri?
Noi assistiamo spesso a fenomeni di mercato, magari costruiti a tavolino, che "creano" di sana pianta i best- seller. Molti di questi, a mio parere (ma, si sa, io sono un po' snob), non finiranno certo nella storia della letteratura e tra qualche anno, letti "a mente fredda", ci sembreranno delle banalità.
Al di là di questi progetti, più commerciali che letterari, è ancora possibile oggi vendere della buona letteratura ad una fetta abbastanza vasta di pubblico? Mi sembra che il mercato sia molto complesso, anche considerando l'irruzione delle nuove tecnologie nel settore editoriale, con il self- editing, gli e-book e così via...
Dopo un decennio dall'inizio del terzo millennio, ancora il quadro non è molto chiaro (almeno a me). Naturalmente il problema ha due facce complementari: con quali canali un autore può vendere efficacemente i suoi testi e, d'altra parte, attraverso quali canali noi lettori possiamo sperare di trovare della letteratura di una certa qualità?
Ad esempio, che ne dite di questa opinione?
Argomento degli argomenti!
RispondiEliminaChe mi provoca sempre molto, ma che alla fine non mi porta ad una vera conclusione. Io entro in libreria se voglio comprare un libro, magari sbircio anche nello scaffale libri al supermercato, ma non mi verrebbe mai in mente di comprarlo via Internet, anche se si tratta di un libro che sono sicura che diversamente non troverei. Io ho un'età per cui ancora entro nelle biblioteche e cerco libri da leggere, che mi piacciano nel titolo, nella copertina o per fedeltà ad un autore. Ma cosa ne so io di quello che fa un lettore di dieci anni meno di me? o venti anni meno di me?
Posso pensare che i miei metodi li trovi superati e sarebbe normale, così come io trovo troppo futurista leggere un libro in digitale.
Riguardo l'intervista a La Capria, trovo che abbia detto un sacco di cose ovvie e inutili. Non si può pretendere ancora che Leopardi o Kafka parlino al cuore dei nostri studenti così come anno parlato al nostro o al suo che è sicuramente più vecchio di me. La passione per la lettura non sono sicura che sia trasmissibile solo per contatto come se fosse una malattia infettiva, bisogna trovare un terreno comune, un linguaggio attraverso il quale ci si intende diversamente non passa niente non arriva niente. Trovo che a volte tra studenti e insegnanti ci sia la stessa difficoltà che c'è tra persone che parlano lingue diverse. Senza stare a polemizzare sulla ricchezza della lingua di un tempo e sulla povertà del linguaggio moderno, non ha importanza, quello che sarebbe importante è che passi qualcosa, è che questo bacillo della malattia della lettura si insinui sotto la pelle dei nostri studenti e che loro ne apprezzino la bellezza, le possibilità, le infinite possibilità. Ma fino a quando tutto verrà percepito solo come elemento commerciale, metodo per far soldi, fino a quando contano solo le copie vendute indipendentemente dalla sostanza, le nuove generazioni non verranno attaccate dal virs buono della lettura.
(forse sono andata fuori tema?)
Stella.
Personalmente ho l'impressione che purtroppo spesso le "cose" buone, nei libri come anche al cinema (associazione che nasce dal fatto che stamattina abbiamo avuto l'intervento di Pagliarani a scuola...) sono spesso destinate ad un pubblico di nicchia, mentre poi ci sono grandi operazioni commerciali che vendono tanto, fanno tanti soldi, ma poco hanno a che fare con il grande cinema e la grande letteratura. Dipende anche dal pubblico poco attento e frettoloso? Dipende quindi anche dalla nostra incapacità a trasmettere la passione per la lettura ai nostri ragazzi? Io penso che la passione per la lettura sia "una cosa strana" che si trasmette per vie misteriose: ogni anno c'è qualcuno che in seconda media mi si appassiona alla Divina Commedia (sembra assurdo, lo so...), forse perché io la presento con tanto amore? ma allora perché altri studenti delle stesse classi, invece, la trovano noiosa? Io penso che l'incontro con la lettura sia una specie di innamoramento, una scintilla che un giorno scatta, per una qualche alchimia: ci vuole il libro giusto al momento giusto, con la giusta atmosfera.... ma anch'io, probabilmente, sono andata fuori tema...
RispondiEliminaPersonalmente non ho pregiudizi nei confronti delle modalità di promozione e di vendita dei libri.
RispondiEliminaOggi l'informazione in materia di letteratura abbonda: web, carta stampata, festival letterari, presentazioni. Ma per poter utilizzare al meglio tutta questa abbondanza è necessario uno strumento: lo spirito critico.
Io non so se l'amore per la lettura si possa insegnare, se si tratta di una passione forse no. Però si può insegnare come sviluppare lo spirito critico, l'unico strumento che ci permette d'essere protagonisti delle nostre scelte, sia che si tratti dell'acquisto di un libro (senza farci fregare da abili operazioni di tipo commerciale) sia che si tratti del voto per scegliere da chi vogliamo essere governati.
I mezzi cambiano e chiunque lo neghi si pone contro un flusso che lo seppellirà: via libera agli e-book, autoeditoria e quant'altro, ma credo anche che l'intimo legame tra lettura e libro non si esaurirà, al massimo potranno cambiare le vie che conducono all'acquisto del libro (vogliamo parlare del prezzo dei libri?..no!).
RispondiEliminaI libri andrebbero avvicinati ai giovani, con eventi, incontri, dibattiti e senza pregiudizi, senza riserve. Alla fine, ovviamente, questo interesse attecchirà in certi e meno in altri, come è sempre stato.
Credo che il libro di carta possegga un fascino intrinseco che va oltre le generazioni e i tempi e chiunque ami davvero un titolo desideri "possederlo" non solo su Ipad. Questo lo dico guardando la mia vecchia copia di "Zanna Bianca" ingiallita e consumata sul comodino.
Il libro non morirà.
Il libro di carta non morirà, trovo questa frase bellissima, forse falsa ma ancora mi piace crederci.
RispondiEliminaVorrei veramente parlare del prezzo dei libri, che trovo spesso esorbitante, non solo per il valore del libro, ma anche per la proporzione rispetto alle entrate medie delle persone, se poi ci mettiamo che di solito chi legge, magari va a teatro o al cinema, vogliamo parlare di questi prezzi, o dei concerti... la cultura costa e diventa sempre più appannaggio di pochi. Oh, si è vero ci sono le biblioteche, oh sì è vero ci sono le rassegne cinematografiche dove il prezzo di solito è più basso, ma è umiliante ugualmente.
Da ultimo mi permetto di dire che l'autoeditoria è solo una frode legale, una truffa da furbacchioni, non un modo per vendere libri e diffondere il bacillo.
Stella