....con contorno di meringhe alle fragole
resoconto della serata pennadoca di venerdì 15 aprile 2011
Provo a scrivere una piccola sintesi, certamente non esaustiva, della “serata pennadoca” dedicata al racconto fantastico, cominciando dalla definizione del genere letterario che ho tentato di presentare, facendo riferimento in particolare al testo di Neuro Bonifazi “Teoria del fantastico”, Longo editore, 1986.
Comunemente si intende per “fantastico” lo spazio libero dell’invenzione, il regno dell’impossibile che si discosta dall’esperienza consueta e dalla norma. In questa definizione potrebbe rientrare, però, qualunque cosa che non si possa definire propriamente realistica, quindi è necessario utilizzare un criterio più stringente per esaminarne le caratteristiche in un modo che possa esserci utile per interpretare e per scrivere racconti. Possiamo riprendere la tripartizione di Todorov, che distingue tre macrogeneri (se così si può dire): lo strano, il fantastico e il meraviglioso.
Nel primo rientra la narrazione di tutto ciò che può essere realistico, per quanto poco probabile, mentre nel meraviglioso sono compresi i racconti che potremmo genericamente definire “di fantasia” (fiaba, mito, leggenda…): entrambi questi macrogeneri hanno una loro specifica verosimiglianza.
Nel caso del fantastico, invece, ci troviamo a metà strada tra i due, nel regno dell’incertezza; il suo concetto di verosimiglianza è contraddittorio, perché ciò che appare inverosimile viene invece mostrato come vero.
Todorov lo esemplifica dicendo che in un mondo che è sicuramente nostro, si verifica un avvenimento che non si può spiegare con le leggi del mondo che ci è familiare.
Anche Freud, studiando “Il mago sabbiolino” di Hoffman, sostiene qualcosa di simile, quando individua come fondamentale nel racconto fantastico l’elemento unheimlch, cioè “inquietante” perché “non familiare”. È l’inverosimile che lotta, all’interno del racconto, per essere creduto.
Per creare questa sensazione di inquietudine (nei protagonisti del racconto, prima che nel lettore), il fantastico usa effetti metonimici e metaforici di trasferimento tra personaggi, ama le coincidenze che mettono in dubbio di essere tali e gioca con il doppio (i gemelli, i sosia, le immagini speculari e così via). La sensazione del personaggio del racconto fantastico è di essere in balia di interventi inspiegabili, non di leggi divine, umane o naturali.
Da questo tipo di racconto deriva un certo genere poliziesco, dove la soluzione è la più inverosimile e il personaggio che indaga è invece quello che sostiene le ragioni del verosimile. Ne deriva poi anche un filone fantascientifico, fermo restando che il genere fantascienza è definito per il suo contenuto più che per la sua struttura e quindi può essere realizzato con strutture differenti, dal fantastico, al fantasy, alla fiaba.
Il Fantasy, invece, che la tipica imprecisione linguistica degli italiani tende a confondere con il fantastico, è tutt’altra cosa: nato nella seconda metà del XVIII secolo, in concomitanza con la Rivoluzione industriale, si poggia sulla moda del medievalismo e presenta trame spesso oniriche, che attingono alle saghe nordiche e alle leggende del centro – Europa (e forse per questo non ha una tradizione letteraria italiana).
Tra i testi fantastici che abbiamo citato ieri sera, oltre al racconto di Barbara “alla fermata dell’autobus”, che è stato il nostro “racconto della domenica” la settimana scorsa, posso ricordare alcuni racconti di Poe, come il capolavoro “Il gatto nero”; molti racconti di Buzzati, tra cui in particolare “Sette piani” e “La goccia”; Pirandello, con “Effetti di un sogno interrotto”, “Soffio”, ma, oserei dire, anche con opere come “Sei personaggi in cerca d’autore” (che ha un impianto fantastico, che però non viene accentuato dall’autore, interessato ad esprimere un altro messaggio).
Francesca ci ha letto una sua produzione, il racconto intitolato “Vino rosso sangue”; una storia di vampiri che a breve uscirà in un’antologia di racconti fantasy e che, come ha suggerito Barbara, richiama l’atmosfera delle grafic novel. La caratteristica che ci ha colpito, oltre allo stile veramente azzeccato che rende l’ascolto piacevole ed avvincente, è il fatto che tutto il racconto si snoda come un fantasy, ma alla fine, con un colpo di scena, rientra di diritto nella classica definizione di fantastico.
Pierina ci ha presentato tre testi, diversi tra loro ma tutti grandi capolavori: “Il barone rampante” di Italo Calvino, che presenta le caratteristiche del fiabesco nello stile inconfondibile dell’autore (e che Pierina ama anche perché da bambina era anche lei una “baronessa rampante” che si arrampicava su tutti gli alberi); “Alice nel paese delle meraviglie”, riguardo al quale Pierina ha sottolineato l’importanza di una buona traduzione, dato il valore di sperimentazione linguistica dell’originale; “Orlando Furioso”, un pilastro della letteratura italiana, nel quale Ariosto rappresenta perfettamente ciò che Todorov definirebbe “meraviglioso”, mettendo in scena personaggi ed artifici letterari che, come ha fatto notare Stella, hanno fatto scuola.
Manuela ha dichiarato che non ama i generi di fantasia, perché preferisce il realismo, in particolare quello espresso dalla letteratura americana. Ha scelto quindi un libro di fantascienza, anche se di questo genere preferisce i film, rispetto alle narrazioni. Il libro che propone è “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”, una storia ambientata nel 1992, dalla quale è stato tratto “Blade Runner”, pietra miliare della cinematografia fantascientifica. Manuela sottolinea che però non ama l’atmosfera cupa di questo tipo di racconti, simile a quella che caratterizza “La strada” di Cormac McCarthy, mentre le è piaciuto “1984” di Orwell, nel quale più che di fantascienza si parla di fantapolitica. Chi ha letto “La Strada ” concorda però sul fatto che dovrebbe essere una lettura obbligatoria per i futuri candidati alle elezioni.
Barbara ci ha proposto “Sette storie gotiche” di Karen Blixen, dove la scrittice de “La mia Africa” dà il meglio di sé, narrando su due piani differenti: la narrazione si avvia su un binario realistico, ma poi accade qualcosa o interviene un particolare personaggio e questo determina il passaggio al piano del fantastico. Barbara ci ha letto un brano tratto da “I sognatori”, in cui si può notare la caratteristica narrazione lenta, che quasi richiama il racconto orale e la struttura a “scatole cinesi”, della narrazione dentro la narrazione, che la Blixen utilizza in questo libro. Francesca suggerisce a Barbara la lettura di “La camera di sangue” di Angela Carter, che ha una scrittura densa, non lineare, con una forte componente fantastica/ sensuale.
Stella, pur non amando i libri di fantascienza, propone “3012” di Sebastiano Vassalli, che è un autore di libri storici di successo, come “Il Cigno” e “La Chimera ” (con cui ha vinto il premio Strega). In questo libro Vassalli si cimenta con il genere fantascientifico, che è una novità per lui, utilizzando l’espediente manzoniano del ritrovamento di un documento che parla di un’epoca precedente: il 3012, appunto. Il romanzo racconta la storia di un personaggio che diventa profeta suo malgrado, che è nato a Fellinia e vive in un mondo privo ormai di qualunque fonte di energia, apparentemente pacificato, ma con un grande odio che cova sotto la cenere. Il clima è tuttavia meno inquietante di romanzi come “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”, perché la collocazione nel tempo è molto più lontana. Stella ci legge il brano in cui si narra dei libri dell’epoca, che sono pubblicati in “capsule”, mentre i libri di carta sono considerati preziosi cimeli rari. In effetti, noi siamo proprio nella fase “preistorica” di transizione verso le biblioteche descritte nel libro!
Elena presenta un libro che ha deciso di leggere dopo averne visto la riduzione cinematografica: si tratta de “Il Castello errante di Howl”, una storia ambientata nella prima metà del Novecento, nella quale Elena ha amato soprattutto la figura del mago, che “guida” un castello attraverso lo spazio e il tempo.
E dopo aver nutrito la nostra mente con la letteratura e la nostra pancia con le deliziose meringhe alle fragole di Stella, ci siamo date appuntamento per il 5 maggio, in un incontro che avrà come reginetta della serata proprio la nostra “pasticciera ad honorem” , con un tema impegnativo: il racconto/romanzo storico.
Complimenti, prof. :-), per il bel resoconto e, soprattutto, per il post sul "fantastico", molto interessante e chiaro. Per me il "genere" in questione rimane sempre uno dei più affascinanti.
RispondiEliminaConcordo con Barbara, sia sull'apprezzamento al post di lorella e sia sul giudizio dato al genere fantastico. Anche io trovo vi siano romanzi e racconti decisamente affascinanti... spesso ingiustamente sottovalutati. Mi sovviene, poi, che c'è un altro grande autore che si è cimentato con questo genere, con risultati entusiasmanti. Parlo di Borges... che ha scritto racconti fantastici assolutamente meravigliosi. :)
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