Benvenuti in Letteratura e dintorni!

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Università aperta Giulietta Masina e Federico Fellini ha sede a Rimini e si occupa da anni di educazione permamente per un pubblico vasto e variegato per età, inclinazioni e interessi. Questo blog è dedicato in particolare a tutti coloro che frequentano, hanno frequentato o vorrebbero frequentare i nostri corsi di scrittura ma anche a tutti coloro che amano leggere, scrivere, confrontarsi su argomenti letterari.


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giovedì 30 settembre 2010

Provo anch'io a ricordare (di Lorella)


Mi ricordo il lettone morbido di mia nonna, dove affondavo quando (raramente) andavo a dormire da lei. Avevo cinque anni e mi sembrava di essere una principessa, perché nelle favole le principesse hanno sempre questi letti grandi e pieni di cuscini; poi la mattina mia nonna mi portava la colazione a letto, con tanto di caffè (d’orzo). Mi ricordo il suo sorriso dolce e le sue gambe gonfie, con le ginocchia fredde e dure.


Mi ricordo il bosco dietro la scuola media, quell’anno in cui era stata trasferita a Covignano, su in alto, di fianco alla Chiesa; mi ricordo di quella volta in cui, all’uscita, siamo andate a passeggiare lì con Davide e Gianni e così abbiamo perso l’autobus e non sapevamo più come tornare a casa.
Mi ricordo il Ciao azzurro del mio primo ragazzo, che aveva tredici anni, ma lo guidava lo stesso e veniva anche a prendermi a casa, così andavano in motorino in due, senza l’età giusta e senza il casco. E mi ricordo il juke- box che cantava “Lilly” e “Si, viaggiare”.

Mi ricordo i cieli stellati delle mie serate in montagna a quindici anni, con tante stelle che non sembravano neanche vere. Mi ricordo Loris, che aveva i capelli ricci e sorrideva con gli occhi; con lui sotto quel cielo stellato, scambiai la promessa di ritrovarci lì, nello stesso posto, dopo cinquant’anni. Non l’ho più rivisto. Ma i cinquant’anni non sono ancora passati.
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Mi ricordo il professor Santinelli, che entrava a testa bassa in aula, con la sua giacca stropicciata come l’impermeabile del tenente Colombo, e ci scriveva insulti in greco sulla lavagna quando sbagliavamo i compiti in classe.
Mi ricordo quella volta che abbiamo occupato la scuola e il signor Agnoletti è entrato infuriato e prendendo suo figlio Alessandro per un orecchio, lo ha trascinato fuori. 
Mi ricordo quanto era bello Pietro Arpesella, con i capelli biondi, lisci e lunghi sulle spalle. E ricordo precisamente il volto della mia insegnante di storia e filosofia, i suoi occhiali spessi e le sue occhiaie.

Mi ricordo le discoteche che aprivano di domenica pomeriggio, i maglioni enormi che fregavo a mio babbo, per metterli su jeans altrettanto enormi, stretti in vita da una cinta che li arricciava. Mi ricordo “No, woman, no cry” e “My Sharona” e le luci psichedeliche degli anni Settanta. Mi ricordo quel lunedì mattina che in autobus ho saputo che i miei amici erano morti la sera prima in un incidente, tornando dalla discoteca.

Mi ricordo la stanza che condividevo con le mie due amiche a Urbino, il primo anno di Università, con tre brande, di cui una talmente sgangherata che non si riusciva a dormirci, tanto che avevamo deciso di fare a turno, una settimana per una. Mi ricordo le nevicate e le uscite di sera  a cercare una cabina telefonica per chiamare i miei e il mio moroso. Mi ricordo le deliziose ciambelle che Mariella preparava la domenica, per portarle a Urbino il lunedì mattina, quando partivamo con la mia 126 blu.

Mi ricordo  l’avventura del nostro primo viaggio all’estero, quando a mezzanotte, alla stazione di Zurigo, ci siamo rese conto che il treno che dovevamo prendere per Lindau era stato soppresso e noi ci trovavamo in una città che non conoscevamo, senza un posto dove dormire e senza un franco (in senso letterale, perché avevamo in tasca soltanto marchi e qualche lira italiana).

Mi ricordo il giorno in cui sono andata a ritirare le analisi ed ho avuto la certezza di essere incinta. Ricordo la sensazione di scombussolamento e di felicità. Ricordo che per calmarmi ho preso il mio walkman, mi sono messa le cuffie, ho inserito la cassetta dei Beatles e mi sono stesa sul letto ad ascoltare. Ricordo la chiara consapevolezza che la mia vita stava cambiando per sempre.

3 commenti:

  1. Sarò una stupida romantica... ma a me, questi tuffi nelle rimembranze sono sempre piaciuti un sacco. E poi la scelta del linguaggio è azzeccata: discorsiva, morbida, senza eccessi di sintesi nè sbrodolature.
    Se posso azzardare un invito... mi piacerebbe molto sapere come è andata a finire la notte all'addiaccio a Zurigo.
    Secondo me... merita un ricordo tutto suo... :)

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  2. Posso provare a ricordare, per il momento nella mia testa il ricordo di quella notte è un po' confuso, sento ancora con angoscia l'altoparlante che annunciava qualcosa in tedesco, con parole che non capivo... proverò a scriverlo, ma alla fine verrà fuori una cosa comica, perché eravamo veramente tre imbranate ;)

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  3. Bello, denso, pieno di quella vita compressa che rende unici certi ricordi.
    Alcune parti secondo me potrebbero essere degli incipit da cui partire per costruire dei racconti:
    "Mi ricordo il professor Santinelli, che entrava a testa bassa in aula, con la sua giacca stropicciata come l’impermeabile del tenente Colombo, e ci scriveva insulti in greco sulla lavagna quando sbagliavamo i compiti in classe."
    "Mi ricordo la stanza che condividevo con le mie due amiche a Urbino, il primo anno di Università, con tre brande, di cui una talmente sgangherata che non si riusciva a dormirci, tanto che avevamo deciso di fare a turno, una settimana per una. Mi ricordo le nevicate e le uscite di sera a cercare una cabina telefonica per chiamare i miei e il mio moroso."

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